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Drammatico messaggio di Mastrogiacomo: «Vi prego trattate o tra due giorni siamo morti»

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Nell'audio di circa 55 secondi, Mastrogiacomo parla in inglese. Si presenta e per confermare che è lui, ricorda il nome del figlio Michele. Colleghi a Kabul non hanno dubbi sull'autenticità della sua voce. «Sono Daniele Mastrogiacomo, per favore, abbiamo solo due giorni, dopo di che ci uccideranno. Per favore, fate quello che i Taleban vogliono, altrimenti se non lo fate ci uccideranno», ripete più volte l'inviato di Repubblica. L'audio inizia con una voce maschile, che è stata identificata dal direttore dell'agenzia Danish Karokhel come quella del Mullah Dadullah, il comandante militare nelle province meridionali dell'Afghanistan. Dadullah, in pashtu, esorta Mastrogiacomo: «Dì: sono vivo, oggi è il 13 e se non accettano le nostre richieste entro il 16, ci saranno problemi per me». La registrazione è arrivata via Internet alle 10 di ieri mattina all'agenzia privata afghana Pajhwok, ha detto il direttore. Apparentemente, quella di Dadullah, molto più chiara, è fatta in un luogo diverso da dove parla Mastrogiacomo, le cui parole sembrerebbero arrivare per via telefonica. Inoltre Dadullah parla del 13 marzo, Mastrogiacomo di «due giorni» alla scadenza, quindi la registrazione potrebbe essere stata fatta in tempi diversi. Anche se il riferimento rimane la minaccia di sabato scorso del mullah, che in una telefonata alla France Presse aveva fissato in sette giorni il tempo massimo entro il quale il governo italiano avrebbe dovuto stabilire una data per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan pena l'uccisione del reporter. Il portavoce di Dadullah, Shahabuddin Atal, ha detto alla Pajhwok che senza dubbio nel nastro è il comandante a parlare e il governo italiano ha «interlocutori sbagliati». Mastrogiacomo è nelle mani del gruppo di Dadullah, ha aggiunto, «è meglio che il governo italiano trovi il modo di parlare direttamente con il nostro gruppo, con Dadullah e non con il Mullah Omar». L'audio è arrivato alla stampa il giorno dopo il video, datato 12 marzo, consegnato all'organizzazione Emergency, che si è prestata a trovare i canali per condurre trattative con i rapitori del giornalista. Nel video, la prima prova dell'esistenza in vita dell'inviato e reso pubblico mercoledì, Mastrogiacomo appare in buone condizioni di salute, provato ma tranquillo. Non parla di minacce o di scadenze, si dice ottimista che la soluzione arriverà, «con pazienza». Ma il giorno dopo, cioè il 13 marzo, i sequestratori hanno sentito la necessità di ricordare l'ultimatum posto con una telefonata sabato scorso. In quell'occasione, uno dei portavoce di Dadullah dava sette giorni al governo italiano per fissare una data per il ritiro dei 2.000 soldati italiani dall'Afghanistan e, nel nome della «libertà di stampa», chiedeva il rilascio di due portavoce Abdul Latif Hakimi e Ustad Yasir, nelle carceri afghane. Il fondatore di Emergency, Gino Strada, ritiene che il nuovo audio sia per «fare pressioni». Il ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema ha detto che il governo «non sta facendo nessuna trattativa» con i Taleban. «Ci sono dei canali umanitari che tengono i rapporti», ha aggiunto, e il governo «sta facendo tutto il possibile con la necessaria discrezione».

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