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Sinistra in piazza: «Via da Kabul»

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Un cartello composito che va dai Cobas a Sinistra critica, la componente del Prc di Turigliatto e Cannavò, dal Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando al Partito umanista, ma anche a sigle più "dure" come i Carc o gli aderenti di alcuni centri sociali passati alle cronache per gli slogan su Nassiriya o per aver dato fuoco a bandiere e pupazzi. Netta la piattaforma politica che prende le distanze dal governo, ma anche dalle scelte della maggioranza di Rifondazione: «I 12 punti del governo Prodi non sono una novità ma il nocciolo duro del programma pre-elettorale, in continuità con le politiche neoliberiste e belliciste dei governi precedenti». «Sono però, nel contempo, una chiara sfida ai movimenti in lotta e alle opposizioni di sinistra - continua il manifesto -. Viene preso di petto il movimento contro la guerra con la riconferma delle missioni e della base di Vicenza; e con esso i No-Tav, i No-Vat, gli ambientalisti; e analoga funzione ha l'espulsione dal Prc di Turigliatto e il linciaggio dei pochissimi parlamentari che non appoggiano il bellicismo governativo». Il Comitato organizzatore della manifestazione in parallelo denuncia il «tentativo di criminalizzazione del dissenso ad ampio raggio. La gran parte dei massmedia è attivissima in tal senso. Lo abbiamo visto in maniera eclatante alla manifestazione per la Palestina quando l'incendio di alcuni pupazzi è stato usato per denigrare l'intera manifestazione, per nasconderne i contenuti e criminalizzare i partecipanti. Persino a Vicenza uno striscione sugli arresti dei presunti Br è stato usato, senza altrettanto successo, per attaccare quell'enorme mobilitazione». Di qui l'invito a «tutte le forze e ai singoli partecipanti alla massima responsabilità, affinché risaltino i comuni obiettivi e non si diano opportunità a chi intendesse speculare. La manifestazione del 17 sarà pacifica e popolare, un corteo di donne e uomini a viso aperto, ma determinato e intransigente contro la guerra e chi la fa, la copre, la vota. Come a Vicenza vogliamo ritrovare il popolo della pace, le sue parole e le sue pratiche». Ma a preoccupare il palazzo e, soprattutto, la maggioranza di centrosinistra, non è il popolo della pace quanto le adesioni annunciate dagli organizzatori del corteo. Sabato a Roma, infatti, scenderanno in piazza anche i senatori «dissidenti» Fernando Rossi e Franco Turigliatto. Un segnale che sembra confermare la loro decisione di non votare il decreto di rifinanziamento della missione. Due voti in meno che impedirebbero all'Unione di approvare il decreto senza l'aiuto dell'opposizione.

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