Damiano vuole rivedere i coefficienti Sindacati e Rifondazione: «Sbagliato»

Ieri, infatti, il capo della segreteria tecnica del ministro del lavoro, Cesare Damiano, Giovanni Battafarano ha affermato che i coefficienti di trasformazione del montante contributivo «vanno aggiornati», una dichiarazione che ha spinto il sindacato, nettamente contrario alla misura, a replicare che con un duro «così si comincia male». La revisione al ribasso dei coefficienti sulla base dell'aumento dell'aspettativa di vita è prevista dalla legge Dini a dieci anni dalla sua entrata in vigore (1995). Il nucleo di valutazione della spesa previdenziale la scorsa estate aveva ipotizzato una riduzione dei coefficienti variabile tra il 6 per cento e l'8 per cento a seconda dell'età in cui si esce dal lavoro verso la pensione di anzianità (più basso il taglio se si esce prima poiché il coefficiente di trasformazione di partenza è inferiore, più alto aumentando l'età di ritiro). Ieri il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha ricordato che i coefficienti «fanno parte della legge Dini» ma che cosa fare sarà detto ai tavoli. È probabile che il Governo proporrà una revisione «morbida», più bassa quindi di quella ipotizzata dal Nucleo ma sembra difficile che si possa completamente rinunciare all'intervento. Secondo l'ultimo Rapporto del Nucleo di previdenza, infatti, se è vero che senza la revisione dei coefficienti il rapporto tra spesa pensionistica e Pil risulterebbe pressoché invariato fino al 2015 (anno nel quale cominciano ad andare in pensione i primi lavoratori con il sistema misto, quindi con almeno una parte di contributivo) dopo quella data la spesa si impennerebbe. Dal 2015 la spesa crescerebbe toccando nel punto massimo del rapporto tra spesa e Pil un punto e mezzo in più tra il 2035 e il 2040. Le dichiarazioni di Battafarano sono state definite «inopportune e sbagliate» dal segretario generale aggiunto della Cisl, Pierpaolo Baretta. «Così — ha detto — si comincia male. A pochi giorni dal negoziato (il 22 marzo ndr) non si alzano barriere ma si cerca il dialogo. È una dichiarazione sbagliata perché si scarica sui giovani il problema previdenziale. Discuterne oggi è inutile perché i coefficienti non avranno effetto prima del 2015». Nella mattinata il leader della Uil, Luigi Angeletti aveva ribadito le richieste del sindacato di abolire lo scalone (il passaggio nel 2008 da 57 a 60 per l'età necessaria alla pensione di anzianità a fronte di 35 anni di contributi ndr) e lasciare inalterati i coefficienti. «Se il Governo ha deciso di aggiornare i coefficienti di trasformazione delle pensioni — aggiunge il segretario confederale del sindacato Domenico Proietti — il confronto con i sindacati parte con il piede sbagliato. La Uil contrasterà questa decisione». «Il Governo parte male — aggiunge il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini — se a pochi giorni dalla concertazione si pensa di tagliare i coefficienti. Così non si pongono le condizioni per un confronto sereno». Ma il confronto parte in salita non solo per le difficoltà che si aprono con i sindacati ma anche per le divisioni nella stessa maggioranza. Le dichiarazioni di Battafarano sono state definite dal sottosegretario al Lavoro Rosa Rinaldi di Rifondazione Comunista «inopportune e intempestive. Ritengo — ha detto — inopportuno il metodo e non condivisibile il merito che contraddice la necessità che il Governo si presenti, al confronto del 22 marzo, con una sola voce». politico@iltempo.it