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Buttiglione: «L'intervento del Pontefice non è un'ingerenza nella politica»

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Va ascoltato, anche dalla politica». Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, risponde così, a tono, a quei politici che hanno criticato l'intervento del Papa. Il Papa ha rivolto un forte richiamo ai politici cattolici all'obbligo di coerenza sui valori «non negoziabili» della vita e della famiglia. Lei cosa pensa? Non si tratta di una ingerenza nella vita politica? «Non è un'ingerenza perchè esiste la libertà di parola. Le critiche sono ingiustificate, non si vede perchè il Papa non debba parlare. Faccio una domanda: quando il cittadino fa politica smette di essere soggetto alle regole della morale? No. In cosa consistono i principi della morale? Cercare sempre il compromesso, la pace, ascoltare tutti. Ci sono punti oltre i quali però i compromessi non si possono fare. C'è un nocciolo di valori non negoziabili che non si possono abbandonare. L'unità della coalizione non può essere il sommo valore a cui va sacrificato tutto. Quelle espresse dal Papa sono indicazioni morali che riguardano il bene comune dell'uomo. Sono principi generali della morale che si applicano ai politici come agli altri uomini. Ci sono cose che non sono negoziabili». In questo modo non si discriminano le coppie di fatto? «Quando il Papa ricorda che la famiglia è la cellula di base della società dice qualcosa che corrisponde non solo alla fede cristiana ma anche al diritto naturale. Tutte le società tentano di incanalare l'energia sessuale in modo che sia feconda. Come l'acqua che se incanalata adeguatamente porta la vita. Il Papa non obbliga nessuno a seguire i precetti della Chiesa. In Italia la televisione ci prospetta una realtà in cui prevalgono le coppie di fatto; in realtà il 96,1% sono famiglie tradizionali e solo il 3,9% coppie di fatto. Alla manifestazione di piazza Farnese erano presenti solo omosessuali. Il matrimonio esiste per il bambino. Le relazioni sessuali non orientate alla famiglia rimangano nel privato, nessuno pensa di svantaggiarle». Il Pontefice ha lanciato un appello ai politici affinchè non promulghino leggi che contraddicono valori fondamentali. Significa rimettere mano alla legge sull'aborto? «Quella c'è già, lui si riferisce alle leggi da farsi». Ma lei sarebbe favorevole a cambiare la legge sull'aborto? «Non sono mature le condizioni per cambiarla. Piuttosto non dovrebbe essere permesso l'aborto oltre ventesima settimana di gestazione. Un feto di venti settimane è un bambino. Su questo l'Udc presenterà una proposta di legge. Chiederemo al governo di registrare il numero dei bambini abortiti che erano vivi al momento dell'aborto e i casi in cui si va all'aborto pensando di avere una malattia e non è vero. Vogliamo sapere la percentuale di errore». Come va affrontato secondo lei il tema dell'eutanasia? «Bisogna fare chiarezza. Noi siamo contrari all'accanimento terapeutico, allo sforzo di tenere in vita una persona che è avviata alla morte, a costo di gravi sofferenze. La sospensione di terapie straordinarie non è inutile e va fatta. Somministrare antidolorifici per bloccare il dolore anche se questo dovesse avvicinare la morte non è eutanasia. Somministrare veleni è eutanasia. Privare una persona del cibo e dell'acqua è eutanasia. Quando uno chiede di morire è un disperato appello di aiuto. Bisogna che nessuno muoia solo». Il no alla sperimentazione sugli embrioni non rischia di ostacolare il progresso della scienza al servizio della salute dell'individuo? «Si può ammazzare una persona per curarne un'altra? No di certo. Questo non ostacola il processo della scienza. Troviamo cellule staminali anche in tessuti adulti». Sui Dico la posizione dell'Unione è variegata. È un segno di debolezza? «Penso di sì. Penso che buona parte degli elettori dell'Unione non vogliono i Dico. Più si capisce che un escamotage per il matrimonio degli omosessuali più l'elettorato di centrosinistra si convince che è una legge sbagliata». Non c'è il rischio bocciando i Dico, di un allontanamento della politica dai m

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