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Il retroscena

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Casini fa pace con Berlusconi per riaprire il dialogo con D'Alema

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E in particolare con D'Alema. Può sembrare un paradosso ma è la strategia messa in atto da Pier Ferdinando Casini negli ultimi giorni. Le sue dichiarazioni di un rinnovato feeling con il Cavaliere hanno sorpreso qualcuno — dopo mesi e mesi di assoluta incomunicabilità tra i due — ma non gli uomini più vicini al leader dell'Udc. Perché le frasi «caramellose» all'indirizzo di Berlusconi hanno in realtà un destinatario ben diverso: Massimo D'Alema e la parte dell'Unione che farebbe volentieri a meno di Prodi. Il messaggio lanciato da Casini al centrosinistra è più o meno questo: vi avevo offerto una sponda quando Prodi è caduto sull'Afghanistan per provare a fare un governo di larghe intese ma non avete avuto il coraggio di seguire quella strada. A questo punto io posso tranquillamente riconciliarmi con Berlusconi, che non aspetta altro, e ricreare l'unità della Cdl. Mentre voi dovete continuare a sfinirvi tentando di tenere compatta una coalizione che fa acqua da tutte le parti. Un ragionamento che mira a «stanare» proprio il presidente dei Ds, quello che gli aveva offerto una sponda sulla riforma della legge elettorale. Ora sta al vicepremier la prossima mossa, magari «inventando» qualcosa sul voto al Senato in Afghanistan o sulla legge sui Dico. In modo da ricreare quell'asse che si era creato nel momento di massima crisi del governo Prodi. Il tavolo su cui giocare è comunque proprio quello della riforma della legge elettorale, un tema sul quale il leader dell'Udc ha idee ben precise: portare in Italia il modello tedesco, che prevede il proporzionale con lo sbarramento al 5 per cento ma senza premio di maggioranza. Un sistema che a Casini è particolarmente gradito per due motivi: perché consentirebbe ai partiti di andare al voto ognuno per conto proprio senza vincolo di coalizione e perché costringerebbe tutti i «partitini» che si rifanno alla vecchia Dc ad allearsi con l'Udc per non essere cancellati dalla carta geografica della politica. Qualcosa di più delle reali intenzioni di Pier Ferdinando Casini si capirà il 20 marzo quando a Roma si riunisce la direzione nazionale dell'Udc. Un incontro che in molti definiscono strategico perché servirà a preparare il secondo congresso nazionale che si svolgerà ad aprile. E dove si dovrebbero scontrare le due anime del partito: quella fedele a Casini e quella più filo-berlusconiana che fa capo a Carlo Giovanardi. Se non si arriverà a un accordo prima. Pa. Zap.

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