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di MAURIZIO PICCIRILLI SABATO in piazza per il ritiro immediato dei soldati dall'Afghansitan.

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L'altro sabato a piazza Farnese all'happening in favore dei «Dico» il banchetto di Rifondazione distribuiva adesivi con la scritta «Siamo tutti Turigliatto, no alla guerra via dall'Afghanistan». Le parole d'ordine dei promotori della manifestazione sono «Il governo Prodi-bis, rimesso in piedi con ulteriori contributi da destra sfida il movimento "no-war", affermando piena fedeltà a Usa e Nato, confermando le missioni belliche e la base a Vicenza. Da Roma verrà la forte richiesta ai parlamentari di votare contro il decreto e il rifinanziamento della missione in Afghanistan». E tra una settimana il 24 marzo, a Chianciano, il Comitato anti-imperialista ha indetto un convegno in favore della resistenza irachena e afghana. Ma Prodi resta fiducioso e davanti alle telecamere di Matrix: «Credo che il Parlamento non avrà esitazioni». Poi al conduttore Enrico Mentana chiarisce. «Non un soldato in più, non un metro quadrato in più - dice Prodi - Ci siamo presi l'impegno per 1.920 soldati, questo lo manteniamo, ma non andiamo oltre. Le scelte condivise si mantengono, il Paese ha deciso ed è giusto che se non intervengono fatti diversi si mantenga la decisione presa». Dubbi però vengono avanzati da Capezzone. «Sulla vicenda dell'Afghanistan, resa ancora più drammatica dal sequestro di Daniele Mastrogiacomo, è il caso di fare un pò di chiarezza, o almeno che ciascuno faccia il possibile per contribuire a una minore ambiguità», sostiene l'ex leader radicale. Il presidente della commissione Attività produttive della Camera argomenta che sebbene la missione in Afghanistan è giusto che abbia il consenso dei senatori a vita e anche dell'opposizione tutto questo non può essere «una cortina fumogena». «Detto questo è ineludibile la questione dei 158 voti al Senato dell'Unione - dichiara Capezzone - In assenza dei 158 voti della maggioranza, sarebbe molto opportuno e serio che il governo ne traesse le conseguenze». Quindi anche se ild ecreto passasse al Senato se non ci fossero i voti degli eletti dell'Unione Prodi dovrebbe rinmettere il mandato. E infatti Bonaiuti (FI)commenta così le dichiarazioni di Prodi: «Si fa bello con i nostri voti». Intanto il ministro degli Esteri continua a promuovere in giro per l'Europa un «maggiore impegno umanitario in Afghanistan». A Lisbona per incontrare il suo collega Luis Amado, Massimo D'Alema ha rilanciato la sua proposta di conferenza internazionale. «La stabilità dell'Afghanistan è un obiettivo dell'intera comunità internazionale e tutte le iniziative che vanno nel senso dell' allargamento di questo impegno sono positive - ha detto il reponsabile della Farnesina - Si deve allargare l'impegno internazionale e non ridurre la questione ad una guerra tra la Nato ed il movimento fondamentalista dei taleban». Il ministro portoghese, Lisbona è presente in Afghanistan con 150 soldati, si è trovato d'accordo sulla necessità di aumentare gli aiuti umanitari e di un vertice per trovare una soluzione alternativa alla guerra. Resta il fatto che i soldi promessi nella Conferenza di Londra arrivano con il contagocce. I 60 Paesi donatori hanno stabilito con il piano di sviluppo «Contact» uno stanziamento di 10,5 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni ma come in passato questa cifra rischia di rimanere sulla carta delle buone intenzioni. E l'Afghanistan rischia di precipitare nella mani di narcotraficanti e taleban, gli unici che garantiscono alla popolazione soldi e cibo. [email protected]

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