di MAURIZIO GALLO DAVANTI alle telecamere di Mediaset, dopo essere stato accolto da Fedele Confalonieri ...
Ha sempre detto che una norma per stabilire le regole generali del gioco deve essere ampiamente condivisa. Ma ieri, tornato dopo undici anni nello studio di Matrix, è andato ancora più in là. E attraverso gli schermi di una tv berlusconiana ha invitato direttamente il leader della Cdl a partecipare alle consultazioni che nei prossimi giorni terrà sulla riforma del sistema di voto. Galeotta è una domanda di Enrico Mentana: «Non sarebbe il caso che lei e Berlusconi vi vedeste?», suggerisce il conduttore della trasmissione che nell'aprile del '96 ospitò il faccia a faccia tra Professore e Cavaliere. «Io ho fatto un invito a Forza Italia, non so chi verrà. Ma se viene Berlusconi, sarebbe utile a tutti e due. Abbiamo fatto una legge elettorale definita "una porcata" dal suo stesso autore, fatta da una parte contro l'altra». Ora, spiega il premier, bisogna cambiare metodo. E «il metodo deve essere quello di un accordo larghissimo fra governo e opposizione», in modo da «rappresentare una grossa parte del Parlamento». Mentana incalza. «E senza Forza Italia?», ipotizza. «È un problema che non mi sono posto - replica il capo dell'esecutivo, che appare teso solo quando si parla dei problemi di Palazzo Chigi - Si tratta di una grande forza e dovrebbe essere d'accordo. Ma un accordo vasto non vuol dire lasciare a qualcuno il diritto di veto». Il conduttore di Matrix vuole sapere qual è l'atteggiamento del governo in materia, quali sono, insomma, i passi tecnici per arrivare alla riforma. Prodi è possibilista: «Chiti (ministro per i rapporti con il Parlamento ndr) ha fatto una lunga esplorazione. Insieme incontreremo tutte le forze politiche e vedremo gli ambiti in cui si può agire - è la sua risposta - Se l'incompatibilità e grossa, se non c'è nulla da fare, ci fermiamo. Altrimenti rimettiamo quanto raccolto alle Commissioni con il compito di andare avanti al ritmo più veloce possibile». Mentana passa all'argomento referendum. «I promotori si regoleranno in base alla credibilità della riforma e al ritmo del suo iter. La via normale, però, è quella ordinaria, cioè quella del Parlamento. E prima c'è la via ordinaria. Poi quella straordinaria», illustra il Professore. A questo punto la lunga intervista viene interrotta da un vecchio filmato in cui Roberto Calderoli ammette, sempre sotto i riflettori di Matrix, di aver fatto una porcata in buona fede. E Prodi ne approfitta per una battuta: «Del maiale non si butta via niente - ironizza - Di questa legge bisognerà che buttiamo via qualche pezzo». Mentana gli domanda allora che legge vorrebbe lui, se potesse decidere in solitudine, come un dittatore. «Ne avevamo già una bella - reagisce il presidente del Consiglio - Bastava togliere quel quarto di proporzionale... Il referendum non è passato per poco. Se fosse andato bene L'Italia sarebbe oggi un Paese forte, rilanciato, tranquillo». «Ci sarebbe lei al governo?», chiede il conduttore. «Non lo so», risponde Prodi. «E ci sarebbe senza le primarie?», insiste Mentana. «Ma le primarie ci sono state...», precisa sorridendo il premier. Che poi aggiunge: «Bisogna sempre rimettersi in gioco, per questo ho voluto le primarie. Invece una situazione come questa, con le liste bloccate non è ben vista dalla gente. Così si è rotto il rapporto fra il Parlamento e i cittadini. E non è un fatto positivo». L'intervista, che dura un'ora e mezza abbondante, prosegue su altri temi. Romano Prodi parla della stabilità di governo, la definisce un problema di costume che penalizza gli esecutivi della Penisola. Perché «il Paese ha bisogno di continuità» e «invece c'è un assalto continuo, un desiderio di spaccare, di tornare a votare», mentre «i cittadini non hanno voglia di rotture». Infine la promessa: «In dieci mesi ho fatto tante cose che possono sembrare spiacevoli - ammette - come una Finanziaria severa e la lotta all'evasione fiscale. Cose che però daranno i loro frutti e ci consentiranno di