Afghanistan e Dico, Sircana suda freddo
Rilassato, distende anche le gambe, quando invece si parla di Europa, banche e di ambiente. Romano Prodi ha alternato atteggiamento e umore, un continuo saliscendi a seconda degli argomenti trattati. Arriva agli studi di Mediaset al Palatino sorridente, si sforza di apparire sereno. Entra nello studio di Matrix dove c'è un Enrico Mentana più teso di lui. Si siede sulla poltroncina bianco latte al centro dello studio e per due ore dallo stomaco in giù rimane immobile, immobilizzato. Seduto un po' di sbieco ma paralizzato, le gambe unite, il piede sinistro infilato tra il tallone di quello destro e l'appoggio della sedia. Muove solo un po' la testa, gesticola molto. Resta lì, fermo, come un condannato in attesa di fucilazione anche se Mentana prova in tutti i modi di metterlo a suo agio. Gli chiede subito: «Se dovesse fare un titolo a questa puntata, quale farebbe?». E lui: «Dai, che ce la facciamo». Ma non basta. Prodi aspetta le domande come se fossero proiettili. Gira e rigira nervosamente la fede nuziale all'anulare sinistro. Si comincia dall'Afghanistan e Silvio Sircana, il portavoce del governo, l'uomo immagine del Prof, che assiste dalla prima fila dello studio si mette subito la mano destra sulla fronte, china il capo verso il basso come se stesse guardando a terra, preme il pollice contro la tempia. Poi il deputato-comunicatore si rilassa, ma l'argomento torna su Zapatero, terreno scivoloso, e la mano destra torna sul volto preoccupato. Arriva la prima interruzione pubblicitaria, Mentana concede un po' di pausa. Prodi non si muove, Sircana gli va incontro. Gli porta un telefonino, gli mostra lo schermo e gli fa leggere un sms appena arrivato. Ora i politici fanno così: per non essere spiati - visto che negli studi televisivi sono microfonati e quindi intercettabili da «Striscia la notizia»-, usano l'sms che consente lo scambio di informazioni senza muovere le labbra. Si riparte, la tensione resta alta, il conduttore rallenta un po' il ritmo, concede tempo a Prodi di parlare e di spiegarsi. Nuovo stop per gli spot. Sircana torna dal suo pugile nell'angolo, arriva anche Sandra Zampa, la capa ufficio stampa. Mentana prova a sdrammatizzare, parla con il portavoce, più magro di Fassino: «Sei l'unico che perde peso con la politica, sei una perfetta taglia 40». E lui: «Farò piacere alla Melandri». Prodi resta fermo, una ripassatina di trucco. Sul tavolino alla sua destra solo tre fogli e un bicchiere d'acqua, ogni tanto beve. Si parla di Francia, di presidenziali, dell'amico Bayrou e finalmente Prodi si rilassa, si siede più comodamente, meno rigido. Muove i piedi, le gambe. Si tocca l'argomento dell'euro, persino le accavalla. Si torna a parlare di Mastella e dei Dico, il Professore diventa di nuovo tirato, il piede destro si rinfila dietro quello sinistro. Ma siamo al finale, si parla di tv e clima, ambiente, e le guance del premier si stendono, s'intravvede un sorriso. Sigla, Prodi guarda Sircana che gli fa «ok» con le dita. È andata, il presidente el Consiglio è tornato a Mediaset dopo undici anni, ha ripreso a parlare all'elettorato moderato. Dalle tv di Berlusconi ha ricominciato a risalire la china. Almeno così spera. f.dellorefice@iltempo.it