La crisi spagnola
L'uomo delle riforme sociali, anzi socialiste, in grado di far dimenticare il governo di José Maria Aznar. Il paladino dei diritti degli omosessuali, il leader di riferimento della sinistra italiana dura e pura (quella insensibile alle esigenze dei moderati, che indica al pubblico ludibrio la Margherita e i teocon), un uomo al quale Sabina Guzzanti ha voluto dedicare anche una delle sue fatiche cinematografiche, il dimenticabile «Viva Zapatero!». Doveva «fare sfracelli», per utilizzare la terminologia cara ai massimalisti: Invece, a distanza di tre anni dalle stragi di Madrid che causarono la sua vittoria elettorale, Zapatero deve fare i conti con le manifestazioni di piazza contro il suo esecutivo. Colpa della volontà del governo di non saper resistere ai ricatti dell'Eta, concedendo la «prigione attenuata» al terrorista De Juana Chaos. E i cittadini scendono nelle strade, a milioni. Ieri il terzo anniversario degli attentati dell'11 marzo è stato commemorato scoprendo un grande monumento trasparente alla memoria delle vittime: un grande cilindro di vetro speciale dove, all'interno di una cupola irregolare, sono stati incisi i messaggi scritti dagli spagnoli dopo la strage che fece 192 morti e quasi duemila feriti - che è stato inaugurato da re Juan Carlos e dalla regina Sofia di Spagna davanti alla stazione di Atocha, alla presenza di Zapatero che è stato oggetto di alcune grida ostili e insulti. Il momento, per il premier, è drammatico. E' in corso il processo alla cellula terroristica islamica che avrebbe commesso gli attentati madrileni, e intanto la Spagna è spaccata sulla politica adottata da Zapatero nei confronti dell'Eta. Gli spagnoli contestano la politica di apertura nei confronti dell'organizzazione terroristica, una scelta che non ha permesso di debellare un movimento che è tornato a colpire con la solita, vecchia strategia degli attentati. «Zapatero traditore» è stato lo slogan più diffuso tra i militanti del Partido Popular guidato da Mariano Rajoy: quasi due milioni di persone in piazza rappresentano un risultato eccezionale, in termini di mobilitazione popolare. Un brutta storia, quella spagnola, che rischia di causare ulteriori danni anche a Romano Prodi, che con Zapatero aveva creato un asse privilegiato (dopo quello strategico - unesempio, la coalizione dei volenterosi - che legava Silvio Berlusconi a Aznar). Nella stessa giornata che vedeva sfilare a Roma poche decine di migliaia di persone a favore dei Dico, a Madrid un'intera città protestava contro l'ideatore di quella stravagante formula che legalizzava le coppie di fatto. Il Dico Prodi-Zapatero è segnato, senza dubbi.