di LUIGI FRASCA PRIMA l'«agguato» di santoro in televisione.
E ieri, da Cortina dove si è conclusa la festa dell'Udeur, si è tolto il gusto di sparare a sua volta dritto sul governo. Annunciandone, andando avanti di questo passo, una fine a breve. «Io avevo sempre teorizzato — ha detto — che i Dico fossero ininfluenti per la salute del governo. Invece comincio a nutrire qualche preoccupazione. Perché quando l'organismo è sano, un raffreddore o una bronchite si superano facilmente. Ma qui, dalla politica estera a quella economica, è tutta una scia di malanni». E rimanendo in tema, il ministro ha attribuito all'esecutivo una febbre tra «37, 37 e 5» e «di questo passo non arriviamo alle amministrative». Secondo Mastella, nessun ministro «avrebbe dovuto coinvolgersi così direttamente a favore o contro. Anzitutto per una forma di discrezione istituzionale. E poi perché se uno manifesta pro-Dico e un altro pro-famiglia si finisce col dare l'idea di una contrapposizione anziché di una semplice discussione. Adesso andare al Family Day è il minimo che io possa fare». Il leader dell'Udeur è stato duro anche con Prodi che ieri ha manifestato perplessità sui ministri in piazza per i Dico: «Un giudizio tardivo, spero che sia altrettanto tardivo con me, quando andrò al Family Day». Mastella non risparmia neppure i suoi tre colleghi che sono andati a piazza Farnese, Barbara Pollastrini, Paolo Ferrero e Pecoraro Scanio: «Mi dispiace che non abbiano sentito i fischi nei miei confronti: mi ricordano le tre scimmiette, non sento, non vedo, non dico». In questo modo, ha concluso Mastella, gli strascichi della manifestazione portano «inevitabilmente all'apertura di un solco, una frattura all'interno del centrosinistra che va ricomposta in modo breve altrimenti si starà assieme e si faranno sogni diversi, una cosa che non è possibile fare. Qualcosa è cambiato e purtroppo devo prenderne atto». Esaurite le polemiche Mastella ha rilanciato il tema caro a tutto l'universo dei centristi, la difesa della famiglia: «L'Udeur lancerà una giornata promozionale per la famiglia — ha detto dal palco — un istituto che oggi è denudato, che non ce la fa, per la quale si spende lo 0,9% del Pil, cifra che vorrei almeno raddoppiata». Infine il capitolo legge elettorale. Il Guardasigilli ha spiegato di apprezzare il premier che ha parlato di un percorso condiviso per la riforma della legge sul voto: «Va bene se dice basta a riforme alla Erode, fatte per eliminare dalla culla con un infanticidio politico tutte le minoranze». Secondo Mastella Prodi non dovrebbe essere un sostenitore del referendum perché «data l'intelligenza che gli riconosco sa che se si va al referendum il suo governo non c'è più e quindi non credo spinga in questa direzione». E non è mancata una frecciata a Casini che difende il sistema elettorale tedesco: «Io non parlo tedesco quindi mi è difficile convenire di una cosa su cui c'è bisogno di traduzione». «Prima traduciamola dal tedesco all'italiano — ha concluso — e poi vediamo quali conseguenze abbiamo». politico@iltempo.it