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La capitale fredda con i manifestanti

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Ma a Campo de' Fiori trionfa l'ironia dei romani

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Di fronte a lui - spalle larghe e capo chino - Giordano Bruno ricorda quotidianamente la bruciante intolleranza di cui fu vittima. Pippo per la sua posizione di geometrico privilegio, si è guadagnato il titolo de «il papa»: «Da 'sta sediolina domina tutto il mercato - dicono gli amici che si fermano a salutarlo - gli manca solo la porpora». Sarà forse per una profonda immedesimazione col personaggio ma a «Papa» Pippo, la manifestazione pro «Dico» non piace: «Non mi piacciono le scenografie. L'esibire i propri gusti così platealmente». Il diattito si accende. «Che devono fa' allora? - lo incalza uno degli amici - Vanno a manifestare dentro casa loro? E poi a me non me pare che stanno a fa' le orge. Io oggi pomeriggio ci vado». Poche centinaia di metri più in là, lo scenario cambia radicalmente. Piazza Farnese è gremita. Le bandiere sventolano colorate e dal palco arriva la musica. Qualcuno balla. Una donna, con gli occhi chiusi intona «Non sono una signora» e gira felice su se stessa. Questo però è ancora il momento della rivendicazione, della manifestazione vera e propria. Sono arrivati da tutt'italia e adesso esibiscono fieri i loro cartelli: «Amare non è peccato, discriminare è un vero reato»; «Cilici e Binetti tormenti perfetti», «Meglio gay che Opus Dei». Alcuni, oltre agli striscioni, indossano una finta tiara cardinalizia. Dopo il Vaticano è il governo Prodi a collezionare il maggior numero di richiami. Carla arriva da Bologna e sulla sua maglietta c'è il premier che, con le fattezze di una pin up seminuda, si inginocchia difronte alla basilica di San Pietro. Vagli a spiegare che non è una manifestazione anti-governativa. La musica lascia il posto alle parole e compaiono i primi politici. Gennaro Migliore cerca di farsi strada tra la folla, mentre Vladimir Luxuria, in rosso e con una grande sveglia rosa appesa al collo, si sporge dal palco per rilasciare dichiarazioni. Di sveglie in piazza ce ne sono a migliaia, sono per il «grande trillo»: l'assordante richiamo che dovrebbe risvegliare la politica italiana. Mentre il presidente onorario dell'Arcigay, Grillini, inizia il suo discorso e, da un palazzo alle spalle del palco, piovono volantini contro i «Dico». In molti si divertono a notare che proprio lì abita Cesare Previti. L'area riservata è diventata tutto un saluto e un abbraccio tra i presenti: Boselli e Giordano parlano amichevolmente mentre Marco Pannella arriva insime al pupillo-nemico Daniele Capezzone, visibilmente dimagrito per lo sciopero della fame in cui è impegnato. Il livello dell'attenzione generale cresce quando sul palco salgono i tre ministri che hanno deciso di presenziare all'evento: Alfonso Pecoraro Scanio (Ambiente), Paolo Ferrero (Solidarietà sociale) e Barbara Pollastrini (Diritti e pari opportunità). Poi, puntuale alle diciotto arriva il tanto atteso sqiullo. Cellulari, fischietti, sveglie, tutto cio che può suonare lo fa. È una liberazione. D'ora in poi è tutta un'altra storia perché è il momento della festa.

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