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Ieri pomeriggio la conferma. Messaggio del mullah Dadullah: «Ritirate i soldati o lo abbattiamo»

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Parlando al telefono con l'agenzia France Presse, il mullah ha fissato un ultimatum di sette giorni. Se entro questi termini le richieste non saranno soddisfatte, «trucideremo quest'uomo», ha affermato. Inoltre, è stata sollecitata la liberazione dei due portavoce del movimento, Mohammad Hanif (arrestato nel gennaio scorso a Torkhan, tra l'Afghanistan e il Pakistan), e Abdul Latif Hakimi, in carcere dall'ottobre del 2005, arrestato alla periferia di Quetta. Ma ieri dalla Farnesina è anche arrivata la notizia più attesa e cioè che il ministero degli esteri italiano ha «ragione di ritenere, sulla base degli elementi acquisiti sinora, che il nostro connazionale sia in vita». Secondo tale nota «si hanno altresì indicazioni attendibili sugli autori del sequestro». Sia il ministero sia l'ambasciatore italiano in Afghanistan, Ettore Sequi, sono tornati a porre come condizione per l'avvio di eventuali trattative con i sequestratori la prova che l'inviato è vivo. Dal canto suo il ministro degli Esteri Massimo D'Alema - rispondendo ai giornalisti che gli chiedono del nuovo presunto ultimatum da parte dei Talebani sulla liberazione del giornalista di Repubblica - bacchetta l'operato dei mezzi di comunicazione: «Non c'è nessuna conferma di questi messaggi lanciati e rilanciati in modo un po' avventato a mio giudizio. Una volta le scuole di giornalismo insegnavano a controllare le fonti. A me avevano insegnato questo». Intanto da Bologna, il presidente del Consiglio Romano Prodi, interpellato dai giornalisti sulla vicenda del loro collega Daniele Mastrogiacomo, prigionero dei talebani in Afghanistan ha affermato: «Credo che si possa veramente operare in modo da poterlo riavere tra noi il più presto possibile, e per questo non lesiniamo alcuno sforzo». Ha poi aggiunto: «Stiamo seguendo con disciplina assoluta tutti i passi di questa vicenda. Il Governo - ha concluso Prodi - ha una linea unica, insieme lavoriamo e insieme seguiamo ogni aspetto di questa vicenda». Ieri si è svolto anche un incontro dei funzionari dell'ambasciata italiana in Afghanistan con la stampa locale, dove i giornalisti afgani hanno potuto ribadire chi è Daniele Mastrogiacomo - solo un collega come loro e non una spia - dando maggiore rilevanza mediatica alla notizia fin qui trascurata nel Paese a cinque giorni dal rapimento dell'uomo nella provincia di Helmand. E per chiedere la liberazione di Daniele Mastrogiacomo è sceso in campo anche il calcio italiano guidato da Francesco Totti. Ad accendere la scintilla è stato infatti il capitano della Roma, lanciando un appello ai talebani a favore dell'inviato di «Repubblica»: «liberate Mastrogiacomo, brava persona e bravo giornalista». A rafforzare l'appello del capitano della Roma anche la Lega calcio. Tutti i calciatori di serie A e B scenderanno in campo sabato e domenica con una maglietta con la scritta «Liberateli»: dopo quello di Totti, dal calcio italiano arriva quindi un appello generale ai talebani che hanno rapito il giornalista, e anche agli insorti nigeriani che tengono ancora in ostaggio i due tecnici dell'Agip, Francesco Arena e Cosma Russo. [email protected]

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