Un video con le richieste per liberare Mastrogiacomo
«RITIRO dei soldati italiani. Stop all'offensiva Nato nella regione di Helmand. Liberazione dei due portavoce taleban, Hanif e Hakmi». Il video girato in lingua pashtun è stato annunciato dallo stesso giornalista pakistano che giovedì aveva dato conferma dello stato di salute dell'inviato di Repubblica. Il filmato però non contiene immagini del giornalista italiano e per questo la Farnesina continua a mantenere cautela sulla sua attendibilità e ha annunciato «il silenzio stampa». Elisabetta Belloni, il Capo dell'Unità di crisi della ministero degli Esteri in precedenza aveva voluto fare un appello ai media: «Le vicende dei recenti rapimenti provano che voi giornalisti siete uno strumento, non solo di comunicazione e di informazione, ma diventate spesso anche uno strumento di divulgazione di messaggi. Quindi, l'nvito che vi rivolgo in queste ore è di usare responsabilmente questo strumento che avete nelle mani, e di aiutarci a lavorare sui contenuti, e quindi di aiutarci a valutare correttamente i segnali che si presentano». Un invito alla discrezione perchè ormai è arcinoto che taleban e Al Qaeda conoscono perfettamente quello che viene pubblicato o trasmesso in Italia come nel resto del mondo. Si nascondo sulle montagne ma usano internet e i media come un'arma. Daniele Mastrogiacomo è tenuto prigioniero nella zona di Helmand dove capo dei taleban è il Mullah Dadullah, un feroce comandante che si ispira in egual misura a Zarqawi come a Osama Bin Laden. Spietato nelle sue azioni militari quanto accorto nella gestione mediatica della guerra. Questo farebbe propendere che la cattura di Mastrogiacomo sia stata painificata dalla guerriglia. Il giornalista di Repubblica sarebbe quindi stato attirato in una trappola. Il giornalista pakistano Hamid Mir ha raccontato di «aver appena parlato con il gruppo che tiene prigioniero Daniele Mastrogiacomo». I talebani, ha aggiunto il biografo autorizzato di Bin Laden, «si sono convinti che non è una spia e credo si possa ottenerne il rilascio con uno sforzo serio di Roma e Kabul». E un altro emiro degli «studenti coranici», il mullah Hayat Khan, ha sostenuto che «Ci sono buone possibilità che Mastrogiacomo sia arrivato in Afghanistan solo per giornalismo e non per spionaggio e che venga liberato se si dimostra la sua innocenza». Karzai in un'intervista aveva espresso la volontà di trattare con i taleban. Le autorità italiane stanno comunque lavorando per avere prove certe e un contatto sicuro. Il Ros dei carabinieri presente a Kabul sta ricostruendo le mosse dell'inviato di Repubblica nei giorni precedenti la scomparsa. Di concerto sono attivati anche gli uomini del Sismi, la squadra di recupero messa su da Nicola Calipari che ha condotto con successo, lo scorso anno, le trattative e la liberazione di Gabriele Torsello. Contatti sono stati già stabiliti con fonti «privilegiate». I nostri 007 lavorano in Afghanistan dai tempi di «Nibbio 1» la missione Enduring Freedom che vide impegnati i nostri alpini e la Folgore tra le montagne di Khost a partire dalla fine del 2001 contro i terroristi di Al Qaeda e i taleban. E da tutto il mondo arrivano messaggi di solidarietà e appelli per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo. I reporter pakistani e afghani stanno raccogliendo firme. Un appello per la liberazione del giornalista è arrivato anche dall'imam di Roma, la Al-Din Al-Ghoobashi: «Rivolgo un appello urgentissimo, liberate Daniele Mastrogiacomo, un giornalista che è andato in Afghanistan per lavorare. L'Islam è una religione di misericordia e clemenza, nega la violenza». Ala Al-Din Al-Ghoobashi ha lanciato queste parole insieme con il sindaco di Roma Walter Veltroni, il segretario generale del centro islamico di Roma Abdellah Redouane e il presidente della comunità afgana a Roma Esmaili Qorbanali. E domenica Roma e Lazio, coem tutte le squadre di Seria A e B, indosserranno magliette per chiedere la liberazione di Maastrogiacomo. m.piccirilli@iltempo.it