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Prodi e Zapatero lasciano Blair da solo

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Mantiene i suoi uomini, nelle aree dove sono adesso, ma non ne manderà altri. E lo stesso intende fare la Spagna. Roma e Madrid hanno confermato le loro posizioni ieri al vertice di Bruxelles dove il primo ministro britannico Tony Blair ha rinnovato il suo generico invito alla comunità internazionale per un impegno maggiore in Afghanistan. Il presidente del Consiglio Romano Prodi e il ministro degli esteri Massimo D'Alema sono stati però molto chiari e fermi nel ribadire le posizioni dell'esecutivo italiano ed il premier ha riferito di aver illustrato «con molta franchezza» a Blair la politica italiana, così come emerge dal provvedimento approvato ieri a Montecitorio. «Stesso numero di soldati e stessa area», ha ripetuto con uno slogan efficace Prodi. Tradotto vuol dire: circa 2000 militari dislocati tra Kabul ed Herat, nell'est del Paese. Niente avventure nel sud. D'Alema ha ribadito: «L'impegno militare italiano è quello definito in Parlamento e approvato dal Parlamento della Repubblica». Il titolare della Farnesina appare comunque sorpreso dalle polemiche in chiave anglo-italiana apparse sui giornali in questi giorni. «Basta leggere i dati», dice, snocciolando le cifre: l'Italia ha quasi 2000 uomini ed è «già adesso uno tra i Paesi più impegnati». Quindi, dice, dove sta la polemica? La Francia, ricorda ancora, ne ha un migliaio. La Spagna, presa a modello da qualcuno, circa 500. Quindi, «certo, qualcuno sarebbe lieto» in Italia se si adottasse questo esempio. Proprio sulla Spagna, Prodi ha oggi riferito che il premier spagnolo Luis Zapatero gli ha spiegato che non intende aumentare il numero dei soldati di Madrid in Afghanistan, così come ha scritto qualche organo di informazione. Il presidente del Consiglio ha spiegato di aver chiesto a Zapatero se avesse intenzione di incrementare le truppe spagnole in Afghanistan. «Non ho molta dimestichezza con lo spagnolo, ma la risposta è stata "para nada". È una frase che ha un suo significato preciso». Zapatero, ha osservato Prodi, «forse non era stato inteso bene da chi pensava che ci fosse una strategia diversa». L'Italia, da parte sua, continua, pur rispettando gli impegni militari presi, a spingere invece sugli aspetti politici. Per questo il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha deciso di intervenire personalmente il 20 marzo al dibattito all'Onu sull'Afghanistan. In quell'occasione, il capo della diplomazia italiana ribadirà la richiesta italiana per la convocazione di una conferenza di pace. «Vado lì apposta», ha spiegato, anche perché, ha aggiunto, «il tema è più che mai attuale visto che c'è la generale convinzione che la cose non vadano particolarmente bene». Che le cose non vadano bene è, in effetti, chiaro a tutti. Lo stesso Blair ha spiegato che la sua intenzione è quella di «sottolineare la necessità di fare il massimo sforzo collettivo possibile. È chiaro a tutti che ciò che sta succedendo in Afghanistan è importante per tutti noi». Analisi simile, quindi. Ma, per ora, le ricette per la soluzione del problema non coincidono.

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