Oggi manifestazione a favore dei Dico. Ma il governo si spacca sulla partecipazione dei ministri
Tre ministri, Barbara Pollastrini, Alfonso Pecoraro Scanio e Paolo Ferrero, saliranno sul palco di piazza Farnese per dire il loro sì ad una legge che riconosca i diritti delle coppie di fatto. Mentre tutti gli altri scelgono la strada del silenzio o invitano i colleghi a non manifestare perché il governo «deve ascoltare le istanze che arrivano dalla piazza e non essere promotore di ciò che deve o non deve fare». Come sottolinea Antonio Di Pietro. Oltre al Guardasigilli Clemente Mastella, che non nasconde di preferire l'iniziativa cattolica del «Family day», contrari ai ministri in piazza sono, infatti, anche Di Pietro e Rosy Bindi, per la quale quello di manifestare «è un lusso» che chi sta nell'esecutivo non si può permettere. Per evitare le polemiche che ci furono in occasione della manifestazione contro la base Usa di Vicenza, il presidente della Camera Fausto Bertinotti mette invece le mani avanti sottolineando che lui «stavolta» sarà in Germania. Non dice, come fece a fine febbraio, che avrebbe voluto sfilare in corteo anche lui, ma dichiara che «il Paese non ha nulla da temere dalla partecipazione democratica». E che, anzi, manifestare è «un elemento di vitalità democratica». Il suo omologo a Palazzo Madama, Franco Marini, non dice nulla sull'appuntamento romano, ma confida che alla fine si arrivi, almeno in Parlamento, ad una mediazione equilibrata grazie anche al lavoro del presidente della commissione Giustizia Cesare Salvi. A sorpresa, invece, Giulio Andreotti mostra tranquillità. «Roma è una città molto ospitale, c'è posto per tutti», afferma il senatore che pochi giorni fa ha votato contro il governo proprio a causa dei Dico. «Non partecipo - aggiunge - ma non ci trovo niente da eccepire». Tra parlamentari intanto è polemica aperta. Nell'Unione ribadiscono la propria adesione Rnp e i Ds. Con il segretario Piero Fassino che, pur non potendo essere presente perché impegnato in un giro di comizi in Emilia Romagna, augura il successo della manifestazione e definisce dei Dico una legge «civile, moderna ed equilibrata». Nella Margherita, invece, l'unica, per ora, che dichiara di voler prendere parte alla kermesse è la deputata Franca Bimbi, secondo la quale i Dl devono continuare ad essere «un partito attento ai valori» e i diritti civili degli omosessuali «sono una delle frontiere dei nuovi lavori». Decisamente polemico il presidente della Comissione Attività Produttive Daniele Capezzone, che paragona il dilemma «andare-non andare» scoppiato nella maggioranza a quello di Nanni Moretti in Ecce Bombo («mi si nota di più se vado, non vado o se vado e sto in disparte?») e accusa Prodi di essersi «smarcato» sui Dico facendo «autogol». Ed è coro di critiche nella Cdl. Unici pronti a scendere in piazza: i riformatori liberali di Forza Italia rappresentati da Benedetto Della Vedova e i gay liberali del centrodestra. Tutti gli altri attaccano e invitano i cattolici «alla mobilitazione». Come fa il presidente della commissione Difesa del Senato Sergio De Gregorio che dice basta «ai diktat della sinistra». Alessandra Mussolini (As) e Jole Santelli (Fi) chiedono al governo di ritirare il ddl. Mentre il deputato dell'Udc Luciano Ciocchetti definisce l'iniziativa «un attacco al Vaticano». Ma i focolai di polemiche alla vigilia della manifestazione sono più d'uno. Si va da quello «provocato» dal regista turco Ferzan Ozpetek a proposito dei benefici economici e previdenziali di cui godono i conviventi dei parlamentari, critica condivisa dalla deputata Titti De Simone (Prc), a quello scatenato dall'abbandono in diretta Tv di Mastella dello studio di Annozero la trasmissione dedicata ai Dico diretta da Michele Santoro. Fino all'appello lanciato da Vladimir Luxuria: «Se Paola Binetti vota no sulle unioni civili i Dl dovrebbero cacciarla così come ha fatto il Prc con Turigliatto». Un appello per il quale la parlamentare si è beccata anche l'appellativo di «Torqu