Bruxelles, il presidente Barroso raggiante: «È un risultato storico»
Alla fine della due giorni di Consiglio i 27 leaders europei si sono impegnati a favorire nei rispettivi paesi una politica di progressiva riduzione dell'anidride carbonica che punti ad intensificare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. «È un risultato storico», ha commentato il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso, che ha incassato il sostegno dei leader ai 17 punti proposti da Bruxelles. «Possiamo dire al resto del mondo che l'Europa assume la leadership contro il cambiamento climatico». Gli obiettivi fissati nel piano d'azione vanno oltre quelli già fissati nell'ambito del protocollo di Kyoto (meno 8% di emissioni nocive entro il 2012). La Ue si impegna infatti a ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 (con l'opzione di arrivare al 30% se altri seguiranno l'esempio europeo), a incrementare del 20% il livello di efficienza energetica e a portare al 10% la quota di bio combustibili usata nel settore dei trasporti. È sulle fonti rinnovabili che l'accordo di oggi marca la differenza. Angela Merkel, che da ministro dell'ambiente ha negoziato dieci anni fa la ratifica tedesca del protocollo di Kyoto, ha tenuto duro fino alla fine, respingendo le richieste arrivate soprattutto dai paesi dell'ex blocco sovietico, di definire prima target nazionali e poi quelli europei. Ha ceduto alla richiesta francese di inserire nelle conclusioni un esplicito riconoscimento del ruolo del nucleare contro il cambio del clima, ma si è opposta fermamente ad inserire l'energia dell'atomo tra le fonti rinnovabili. Il vincolo del 20% a livello europeo sulle fonti verdi dovrà essere raggiunto con «target differenziati a livello nazionale che tengano conto - affermano le conclusioni - dei diversi punti di partenza» di ciascun paese, del mix energetico esistente e anche di quello potenziale. «In alcuni casi, ci sarà il nucleare, in altri le biomasse, in altre le pale eoliche». L'accordo sul clima raggiunto dai capi di Stato e di Governo dell'Ue «obbliga l'Italia a profonde trasformazioni della sua politica energetica e industriale» ha detto Romano Prodi che ha già annunciato la costituzione di una «task force di ministri» che potrebbe vedere la luce già nel prossimo consiglio dei ministri. Task force - ha spiegato il premier al termine del summit di Bruxelles - che avrà un compito ben preciso: mettere a punto «un grande piano di emergenza» che «riorganizzi tutto il sistema energetico italiano», mettendolo in grado di centrare gli obiettivi fissati dal Consiglio Ue. A partire dallo sviluppo delle energie pulite: «La nuova politica energetica - ha ribadito Prodi - non deve basarsi sul nucleare, ma piuttosto su energie di diverso tipo», come quella solare o eolica. Il premier ha appoggiato in pieno la «svolta verde» impressa dal cancelliere tedesco, Angela Merkel. «Oggi è stato costruito un nuovo grande obiettivo per l'Europa. Certo non c'e ancora nulla di operativo ma ormai si è aperto un capitolo nuovo di cui le energie rinnovabili sono uno degli assi portanti. Un settore - ha ricordato Prodi - in cui la Germania è Paese leader». Non così per l'Italia, «ancora estremamente arretrata» e che ha davanti a sè «una grande sfida sul fronte della ricerca e dell'innovazione». «Ricerca, ricerca, ricerca» ha scandito Prodi, sottolineando la necessità di creare subito un gruppo operativo composto dai vari ministri competenti, che coordini tutti gli aspetti economici, produttivi, sociali, ambientali che incidono sul fronte delle politiche energetiche. «Finalmente un obiettivo chiaro e ambizioso per tutta l'Unione europea: sulla riduzione di anidride carbonica e sull'obbligo per le fonti rinnovabili - ha commentato il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio - Una svolta verde, una sfida per il solare e l'idrogeno. Serve una forte spinta sul G8 ambiente della prossima settimana e far entrare Cina e India nella sfida mondiale».