La gaffe della Pollastrini

Certo, se la firma è quella del Presidente del Consiglio, il fatto che ci sia o non ci sia non è esattamente indifferente. Se poi il tutto è inserito nel contesto della polemica infinita sui Dico, le cose si complicano. Sono due giorni che il presidente della commissione Giustizia del Senato Cesare Salvi non perde occasione per criticare il ddl del governo in materia di regolamentazione delle unioni civili («Una legge sgrammaticata). Un testo che, secondo l'esponente diessino, «non avrebbe mai avuto una maggioranza numerica necessaria per essere approvato». Troppo per una delle madri del provvedimento, il ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini, che è subito passata al contrattacco. «Io rispetto l'opinione di Cesare Salvi - ha detto intervistata dal Corriere della Sera -, ma anche a lui chiedo di rispettarci: il disegno legge sui Dico non è l'opera di Bindi e Pollastrini, ma è la proposta ufficiale del governo e ha come primo firmatario il presidente del Consiglio». Niente di strano se non fosse che, nel testo del disegno di legge messo a punto dal governo, la firma del Professore non compare. Basta prendere il frontespizio del provvedimento dove, in bella vista, ci sono cinque nomi. Quelli dei ministri proponenti (Bindi e Pollastrini) e quelli dei colleghi Tommaso Padoa Schioppa, Giuliano Amato e Cesare Damiano. Di Prodi, insomma, neanche l'ombra. Forse il ministro sperava che, scomodando il Professore, anche il «duro» Salvi sarebbe sceso a più miti consigli. Invece è incorsa nella più classica delle gaffe. Al dicastero delle Pari Opportunità, però, la spiegazione dei fatti è leggermente diversa. Nessuna gaffe, ma solo un fraintendimento. Parlando di «primo firmatario», ci dicono, il ministro intendeva dire che il ddl è passato al vaglio del Consiglio dei ministri e, quindi, è ovviamente condiviso, totalmente, dal premier. Dopotutto, aggiungono, c'è anche un riferimento costituzionale. L'articolo 95 della nostra Carta, infatti, sancisce che «il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri». Insomma, Prodi non ha fisicamente firmato il ddl, ma è come se lo avesse fatto. Firma o non firma, il caso resta. Dopotutto Salvi non è l'unico esponente della maggioranza a non condividere il provvedimento governativo. Anche il ministro Clemente Mastella, che non ha votato il ddl, continua nella sua battaglia contro la regolamentazione delle unioni civili. Anzi, il Guardasigilli è assolutamente convinto che i Dico non vedranno mai la luce. E a lui, che ci sia o non ci sia la firma di Prodi, poco importa.