di MAURIZIO PICCIRILLI MASTROGIACOMO sta bene.

Uno di loro è Hamid Mir, biografo ufficiale di Osama Bin Laden e ultimo reporter ad averlo intervistato dopo l'11 settembre. «L'interprete del giornalista di Repubblica non l'ha difeso e, anzi, ha espresso la sua disapprovazione con i talebani che così si sono fatti una cattiva idea del giornalista», ha riferito Mir. Un altro giornalista pakistano ha parlato con i rapitori e ha spiegato che i taleban sanno pefettamente che Daniele Mastrogiacomo «non è una spia», ma non lo «ammettono pubblicamente». La Farnesina resta prudente. Per il ministro D'Alema «Si sta cercando di tenere aperti tutti i canali di comunicazione, ma in questo momento non ci sono notizie che possano essere seriamente divulgate». Certamente le autorità italiane vogliono la prova che Mastrogiacomo sia vivo e stia bene. E l'appello per la sua liberazione è stato lanciato ieri a Roma. Piazza del Campidoglio è diventata la piazza della libertà. La foto del reporter è appesa al Palazzo Senatorio come già avvenuto in passato durante i sequestri delle due Simone, di Giuliana Sgrena e di Gabriele Torsello. Un evento fortunato che tutti speriamo si ripeta. Centinaia le persone hanno raccolto, ieri mattina, l'appello del sindaco e dell'Associazione stampa romana e si sono ritrovati attorno al Marco Aurelio. Colleghi, amici, ma anche tanti cittadini venuti a testimoniare la solidarietà dei romani ad un giornalista, un cronista che non ha niente a che fare con i servizi segreti, l'intelligence, le spie. Oltre, naturalmente, a chi la manifestazione l'ha indetta, ovvero il sindaco di Roma Walter Veltroni assieme ai vertici dell'Associazione stampa romana e della Fnsi. E poi la moglie di Daniele, Luisella, il direttore di Repubblica Ezio Mauro, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, i ministri delle Comunicazioni e degli Affari europei Paolo Gentiloni e Emma Bonino, il portavoce del governo Prodi Silvio Sircana, il segretario della Quercia Piero Fassino e quello di Rifondazione Franco Giordano, l'ex sottosegretario all presidenza del Consiglio e plenipotenziario di Silvio Berlusconi, Gianni Letta, e ancora tanti deputati e senatori. Ma anche il primo consigliere dell'ambasciata afghana, Fatima Zaher, e il presidente della comunità afghana in Italia, Qorbanali Esmaeli. E ancora il presidente della comunità ebraica dei Roma Leone Paserman, Giuliana Sgrena, il presidente dell'Anti Defamation League Italia Alessandro Ruben. Da tutti un messaggio corale: «Liberate Daniele Mastrogiacomo. È solo un inviato, un giornalista che in Afghanistan è andato per informare, per rendere consapevoli i cittadini italiani di fatti e vicende di un Paese lontano». La senatrice Rosa Villecco Calipari, vedova del funzionario del Sismi Nicola Calipari ucciso in Iraq nel 2004 al termine dell'operazione che portò alla liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, manifesta la propria «vicinanza alla signora Mastrogiacomo e alla famiglia di Daniele. Speriamo che l'intelligence- ha continuato - che ha sempre operato in quei territori, riesca ad ottenere un risultato positivo. Nel Sud dell'Afghanistan il controllo del territorio è in mano a Stati Uniti, Inghilterra e Olanda, mi auguro che la loro rete di intelligence riesca a collaborare per portare a felice compimento questa vicenda». Dai taleban per ora silenzio. In un messaggio il capo taleban Yousif Ahmadiieri aveva detto: «La leadership non ha ancora deciso la sorte di Mastrogiacomo». L'ipotesi resta quello dello scambio. Il capo taleban della provincia di Urzugun, Qari Yusuf, riprendendo una dichiarazione di Karzai rilasciata a Der Spiegel nella quale il presidente esprimeva la volontà di trattative con i taleban, ha ieri dichiarato di essere pronto a trattare. m.piccirilli@iltempo.it