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Il Guardasigilli: «L'opposizione collabori»

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E così, anche sulla giustizia, maggioranza e opposizione cercano di trovare un punto di contatto. Il primo ad aprire al centrodestra è proprio il ministro della Giustizia Clemente Mastella che, appena terminato il Consiglio dei ministri auspica, da parte del Parlamento, «una valutazione con serenità» del ddl e chiede «l'apporto dell'opposizione» perché, spiega, quella delle giustizia è «una forte questione istituzionale». In fondo, le obiezioni sollevate da alcuni ministri durante la riunione del Cdm, lasciano intendere che il testo messo a punto dal Guardasigilli non avrà vita facile. Così, meglio cercare la sponda della Cdl. Certo, per il momento, dall'opposizione sono arrivate solo critiche. Duro il «padre» della precedente riforma il leghista Roberto Castelli che punta il dito sulle divisioni interne all'esecutivo: «Ogni volta che si tratta di varare un provvedimento importante questo Governo si rivela diviso su tutto». Di «una resa incondizionata alle istanze dei magistrati parla invece l'azzurra Jole Santelli che promette battaglia in Parlamento. Mentre Giulia Bongiorno (An) assicura che il partito combatterà «il ddl Mastella perché lo considera un ritorno al passato, uno sgretolamento dei passi avanti fatti dalla riforma Castelli». Chiude la porta, anche se non completamente, l'Udc di Pier Ferdinando Casini. «Il ddl Mastella - spiega la responsabile Giustizia del partito Erminia Mazzoni - conferma una visione parziale del sistema giustizia. Nella proposta c'è infatti l'adesione incondizionata alla tesi della immutabilità dell'organizzazione giudiziaria. Un chiaro passo indietro che aumenta le distanze e rende impervio il confronto in Parlamento con chi, come noi, preferisce proporre passi in avanti con un'iniziativa legislativa che punta alla separazione delle carriere». Eccolo qua il nodo della questione. Quello che agita sia la maggioranza che l'opposizione: la separazione delle carriere. Ed è proprio su questo punto che bisognerà cercare una mediazione convincente. Mediazione che, alla fine, potrebbe convincere almeno l'Udc, a votare a favore del provvedimento. Certo come spiega anche il capogruppo dell'Udeur alla Camera Mauro Fabris: «Quello delle separazione delle carriere è probabilmente l'unico punto non mediabile del testo». Anche se subito sottolinea che «siamo solo all'inizio dell'iter parlamentare e quindi si potrà lavorare per allargare l'intesa. Dopotutto la giustizia è sempre stato uno dei temi che ha prodotto il maggiore consenso». La pensa così anche il presidente della commissione Giustizia della Camera Pino Pisicchio (Idv). «Personalmente - spiega - ho sempre cercato di creare un clima collaborativo all'interno della commissione. E la cosa, fino ad oggi, è riuscita. Dopotutto non è un caso che, nei 12 punti proposti da Prodi, non c'è la giustizia. La riforma dell'ordinamento giudiziario è chiaramente il banco di prova per verificare la possibilità di una collaborazione tra i Poli. Il testo necessita di alcune limature, non dispero che riusciremo a trovare un'intesa». Messaggi distensivi arrivano poi da Ds e Margherita. «Ora possiamo avviare un confronto costruttivo in Parlamento - spiega il responsabile Giustizia della Quercia Massimo Brutti -, spero anche con l'opposizione, alla ricerca di un'intesa. Di certo non sarà un iter blindato». E il suo omologo della Margherita Lanfranco Tenaglia ribadisce: «Si tratta di un testo che certo deve essere migliorato dalla discussione in Parlamento».

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