di LUIGI FRASCA IL CENTRODESTRA si divide sul rifinanziamento delle missioni militari italiane all'estero: ...
Sia oggi alla Camera sia al Senato a fine mese, dove però l'astensione vale come voto negativo. Una decisione presa dopo che il governo non ha accolto i due ordini del giorno presentati dal Carroccio. Il documento sull'Afghanistan presentato dal Carroccio prevedeva che la missione «venga rafforzata per garantire la sicurezza dei nostri militari, perché, così come è ora, mette a rischio la loro vita». Quanto all'odg sul Libano, la Lega chiedeva che «nell'ambito della nostra missione si dia attuazione alla risoluzione dell'Onu secondo cui gli Hezbollah vanno disarmati. Se non li si disarma allora ci si ritiri». «Il governo ci ha fatto sapere che boccerà i nostri ordini del giorno sul Libano e sull'Afghanistan — ha spiegato ieri sera il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Maroni — Per questo non abbiamo altra scelta che astenerci». «In Afghanistan — ha aggiunto Maroni — non è garantita la sicurezza perché le condizioni sono notevolmente cambiate. In Libano Hezbollah si continua a riarmare, allora è meglio ritirare le truppe. In queste condizioni non ci sentiamo di dare parere favorevole e per questo ci asterremo». In compenso il governo ha accettato un ordine del giorno dell'Unione che prevede di sostenere «nelle sedi internazionali competenti ogni iniziativa tesa ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio, anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite di oppio in Afghanistan in colture legali, ai fini dell'utilizzazione dell'oppio medesimo per le terapie del dolore». Ma ieri, giornata dedicata all'esame degli ordini del giorno alla Camera, c'è stata un'altra divisione nella Cdl: l'Udc ha infatti votato con la maggioranza contro gli emendamenti di FI che miravano a riportare a sei mesi la durata dell'autorizzazione parlamentare al governo alle stesse missioni. Compatta, invece, l'Unione per il mantenimento della proroga ad un anno. In modo da tenersi al «riparo» dalle contestazioni dei dissidenti. A Montecitorio la maggioranza non ha problemi di numeri, ma quello che accadrà alla Camera potrà avere conseguenze sui comportamenti dei senatori (il dibattito, a Palazzo Madama comincia il 27 marzo). La Cdl, infatti, anche ieri ha chiarito che al Senato il centrosinistra farà bene ad avere 158 voti di senatori eletti, altrimenti il centrodestra chiederà le dimissioni dell'esecutivo. Ed è proprio sul tema degli eventuali «dissidenti» si sta giocando lo scontro tra maggioranza e opposizione. Alla Camera hanno annunciato voto negativo Cacciari e Cannavò di Rifondazione. Anche Caruso (sempre di Prc) che è a casa malato ha fatto sapere che se fosse stato presente, si sarebbe espresso per il «no». Al Senato, però, se i dissidenti del centrosinistra si esprimeranno negativamente, il centrodestra alzerà sicuramente la voce sulla debolezza della maggioranza. Idee più chiare sembrano averle i cittadini interpellati martedì sera (a sequestro del giornalista Daniele Mastrogiacomo già in corso) per Repubblica.it da Ipr Marketing. Il campione si schiera in maggioranza per restare ancora in Afghanistan. In particolare, il 50% è per rimanere finché la Nato non deciderà altrimenti, il 20% pensa sia giusto restarci ancora un anno e il 27% è per il ritiro immediato. Dati molto diversi da quelli rilevati in modo analogo, in passato, sulla missione in Iraq. Una maggioranza rilevante del campione era sempre per il ritiro più o meno immediato. Qui, evidentemente, i cittadini colgono una situazione qualitativamente diversa. [email protected]