Il centrodestra chiede l'autosufficienza sul voto per il rifinanziamento della nostra missione
Se così non fosse, fanno sapere i leader di An e dell'Udc, Prodi ne dovrà trarre le dovute conseguenze. Il discorso, ovviamente, riguarda esclusivamente il Senato, dove l'Unione può contare su una maggioranza molto fragile che, alla luce dei recenti fatti accaduti nel Paese dei talebani, potrebbe essere ancora più in bilico. Se il voto non potrà contare su tutti i 158 senatori, secondo il presidente di An Gianfranco Fini, «saremmo in presenza di un fatto politico e il presidente del Consiglio dovrebbe trarre le conseguenze». Fini ha aggiunto che «al Senato il voto consentirà di verificare se, come Prodi pomposamente e un po' presuntuosamente ha detto, la maggioranza è autosufficiente o se al contrario, come indicano alcune dissociazioni già annunciate dalla sinistra radicale, si possa pensare che al Senato non esiste una maggioranza politica». Per Fini, tutto ciò non aggiunge nulla di nuovo «rispetto a quello che si sapeva e che il voto di fiducia di qualche giorno fa aveva soltanto nascosto per poche ore». Da Pier Ferdinando Casini giunge un aut-aut fotocopia: «O la maggioranza ha i numeri o va a casa», spiega il leader dei centristi. «Carta bianca» al governo per liberare Daniele Mastrogiacomo, l'inviato della Repubblica rapito in Afghanistan dai talebani. No alla proposta sulla trasformazione dell'oppio afgano in morfina e codeina avanzata da alcune forze della maggioranza. Ma soprattutto un duro attacco a chi, come il ministro dell'Interno Giuliano Amato, propone maggioranze variabili per ovviare alla fragilità della maggioranza al Senato. Questo l'«ultimatum» di Casini, che denuncia: «Se questi tipo di bipolarismo, il bipolarismo che tanti colleghi vogliono difendere, è quello che produce idee come le maggioranze variabili, barzellette che umiliano il Parlamento, credo che non possiamo lamentarci se la gente si allontana sempre più dalla politica». Il leader dell'Udc rimarca la differenza tra l'affermazione di Massimo D'Alema sulla necessità di «andare a casa» in caso di maggioranza insufficiente sulla politica estera e il parere di segno contrario espresso ieri da Piero Fassino. Casini richiama il Parlamento alla serietà dei comportamenti e ribadisce netta contrarietà a «quest'idea spericolata, questa barzelletta», delle geometrie variabili. Per l'ex presidente della Camera, sull'Afghanistan e sugli altri temi controversi è «fin troppo chiaro che noi pensiamo che o la maggioranza ha i numeri o va a casa». Nella crisi che si è appena chiusa - continua Casini - «l'unico elemento di novità è stato il rigore istituzionale del presidente della Repubblica», che ha «certificato» la necessità di una maggioranza politica. Il centrodestra voterà a favore del rifinanziamento, ma - avverte il leader Udc - «i militari italiani devono sapere di poter contare non solo su un voto ampio, che ci sarà, ma anche sull'autosufficienza di una maggioranza che li ha lasciati lì». L'Udc aveva proposto un governo «di responsabilità istituzionale, di larghe intese», proprio per «evitare le barzellette». Invece, lamenta Casini, qualcuno si è crogiolato «nella possibilità che la maggioranza fosse autosufficiente». Ora «chi è causa del suo mal pianga sè stesso»: oggi i fautori dell'autosufficienza si devono assumere la responsabilità di garantirla anche al Senato». Infine con una mozione, primi firmatari il senatore Oreste Tofani e il capogruppo Altero Matteoli, Alleanza nazionale chiede al governo «di assumere un'iniziativa urgente per far transitare nel servizio permanente effettivo, circa 680 ufficiali della Marina in ferma prefissata con un contratto a tempo determinato fino a 42 mesi. Si tratta di giovani ufficiali - sottolinea - che hanno partecipato in missioni delicate come quelle in Libano, in Iraq in Afghanistan e che quindi hanno acquisito professionalità ed esperienza notevoli. Sarebbe davvero disdicevole se lo Stato dovesse privarsene proprio adesso che lo scenario internazionale obbliga l