Il decreto Afghanistan arriva in Aula
E Rifondazione torna ad attaccare il Pdci
Ieri mattina il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano, al Teatro Eliseo ha usato parole durissime nei confronti dei «compagni» guidati da Oliviero Diliberto: «In questi giorni si è parlato tanto di una presunta relazione di Rifondazione con il partito dei Comunisti Italiani. Non è utile mettere in moto una polemica, ma noi diciamo apertamente che non siamo disposti a scambiare il nostro progetto, la Sinistra Europea, con una sommatoria di partiti». Il convegno era dedicato alle nuove sfide del partito, e Giordano non è un politico che sfugge alle battaglie: «Non sostituiremo la nostra ipotesi strategica con un cartellino che recinta il nostro spazio. Noi vogliamo una sfida più alta ed un'innovazione culturale pronta a sfidare sul terreno della sinistra l'altro progetto messo in campo, e cioè il Partito Democratico». Sistemato per le feste (era domenica) il più vicino alleato della maggioranza, Giordano è passato ad occuparsi del presidente del Consiglio Romano Prodi e del ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa: se «c'è un cumulo di risorse extra nei conti pubblici» allora vuol dire che «c'è lo spazio per mutare le condizioni sociali del Paese», decidendo di «redistribuirle», almeno in una «parte cospicua». Perché «senza redistribuzione non è possibile mettere in campo alternative economiche efficaci: è tempo di avviare il risanamento sociale». Un chiaro avvertimento, destinato a pesare sulla bilancia delle prossime votazioni parlamentari (a cominciare da quelle per la missione italiana in Afghanistan): se il premier vuole continuare ad occupare Palazzo Chigi, deve aprire i cordoni della borsa. Le richieste saranno presto elencate: le sta studianto - fin nei minimi dettagli - Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Per ottenere il consenso della platea, Giordano ha dovuto sottolineare che la linea del partito è sempre essere quella di Fausto Bertinotti, l'attuale presidente della Camera dei Deputati: «La sfida più alta è quella proposta da Bertinotti: un'innovazione culturale a tutto campo che sfida tutta la sinistra. La prospettiva del socialismo è viva e non potrà morire, anche a fianco della costruzione del Partito democratico». A coloro che nutrivano ancora dubbi, Giordano ha detto che «il massimo dell'innovazione culturale prodotto dalla sinistra è stato un approdo alla cultura conservatrice e neoliberale», mentre «l'idea del socialismo in una prospettiva temporale ravvicinata non è utopica ma è resa attuale dai molti movimenti che hanno portato avanti l'idea che un altro mondo è possibile». Senza dimenticare un affondo a Franco Turigliatto, colpevole di aver tradito gli ideali del partito. Ma il «senatore dissidente» ha replicato al duro j'accuse che gli ha rivolto il suo ex segretario del partito: «Non ho tradito io Rifondazione, ma Rifondazione ha tradito la sua storia», perché «io ho militato molti anni nel partito: ci ho creduto, ci credo ancora, e penso di aver agito in relazione a principi e vincoli essenziali, rimanendo fedele al programma storico del Prc. Ma è innegabile che, ora, Rifondazione comunista sia un partito in difficoltà, messo alle strette dalla Real Politik. Pertanto credo che sia necessario un momento di riflessione, anche congressuale, per rimediare a questo processo di snaturamento dei valori fondanti e per riprendere un dialogo serio». Per il senatore «si sono persi un po' di vista i punti cardine del programma: la volontà di lavorare sul terreno della pace, sul terreno della lotta al precariato e su quello del risarcimento sociale».