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Già dissolto l'asse con Ds e Margherita sul modello tedesco. Rutelli preferisce il sistema dei Comuni

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Un'intesa nata sul modello di riforma elettorale da portare avanti. Con la benedizione addirittura del presidente della Repubblica. Ed era solo una settimana fa. Poi, nel suo discorso al Senato, Romano Prodi ha «invocato» il dialogo tra i Poli proprio sulla riforma elettorale, che è diventata una priorità del suo governo, e paradossalmente ogni partito ha iniziato ad andare per conto suo. Il primo a dissolversi è stato proprio quello pseudo-accordo tra Udc, Margherita e Ds. A dargli il colpo finale è stata la dichiarazione di Francesco Rutelli ieri ospite della trasmissione di Lucia Annunziata su Raitre «In 1/2 ora». Il modello preferito? Quello che prevede il doppio turno, ha spiegato il vicepremier: «Il sistema dei comuni è quello che ha funzionato meglio. Sia che ci si presenti con vari candidati sia che ci si presenti in coalizioni, permette ai cittadini di scegliere». Il leader della Margherita ha però aggiunto di non escludere a priori altre ipotesi: «Non chiudo a nessuna soluzione, dobbiamo essere pronti in Parlamento al confronto, altrimenti sarebbe una finzione, una "ammuina" al termine della quale c'è un prendere o lasciare». L'obiettivo della riforma, ha concluso Rutelli, è comunque quello di «mantenere la chiarezza, l'ancoraggio al candidato premier e ai programmi che vengono presentati ai cittadini». Dopo un iniziale «innamoramento» anche i Ds sono diventati più tiepidi sulla proposta dell'Udc. E a dare un brutto colpo a Pier Ferdinando Casini e alle sue speranze di far rinascere il Centro, usando come «levatrice» la legge elettorale, ci ha pensato, per ultimo, Clemente Mastella. Eppure, proprio per salvare l'Udeur, l'Udc aveva proposto un sistema alla tedesca con sbarramento al 5 per cento ma con «ripescaggio» di quei partiti che, a livello regionale, raggiungono l'8 per cento. In pratica un escamotage per salvare Lega e Udeur, molto forti in alcune zone ma deboli a livello nazionale. Nell'intervista di ieri al Tempo, Mastella ha però spiegato chiaro e tondo che il sistema proposto da Casini non gli interessa affatto. «Lui ritiene — ha spiegato nell'intervista — che questa volta andrà come la scorsa, quando è andato alle elezioni come presidente della Camera, stando al governo e con il mondo cattolico che guardava a lui con simpatia. Oggi non lo so, se prende il 4,8 per cento politicamente si suicida». A lasciare una porta aperta al leader dell'Udc è invece, paradossalmente, Rifondazione Comunista. Per il presidente della Camera Fausto Bertinotti il modello tedesco «è il più funzionale alla ricostruzione del peso dei partiti nella società senza il quale il governo diventa una cattedrale nel deserto». E ieri gli ha fatto eco anche il segretario di Rifondazione Franco Giordano, dichiarandosi «favorevole al sistema elettorale alla tedesca». «Non si può fare una legge elettorale per far nascere soggetti politici e noi — ha aggiunto — siamo in disaccordo rispetto a un sistema maggioritario come quello che deriverebbe dall'approvazione dei referendum perché anche quello sarebbe un atto privatistico». Eppure Pier Ferdinando Casini continua a mostrare ottimismo. Ieri, intervistato dal Tg3, a proposito della riforma elettorale, ha commentato con un laconico «è una cosa diversa rispetto al governo: la si vota con chi ci sta».

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