Il premier lancia un ultimatum agli alleati «La maggioranza sarà coesa. La fifa fa novanta»

Dispensa ottimismo. Ma allo stesso tempo avverte che: «La maggioranza è coesa perchè ha capito che non ci sono margini per giocare». Romano Prodi, il giorno dopo la crisi chiusa, fa un'analisi di quello che è accaduto. E tira le somme e insiste: «C'è un interesse generale da tutelare. Non ci sono margini per giocare». Insomma, un avvertimento preciso «rivolto a tutti», dice. A tutti quelli dell'Unione. Il premier, parlando a Radio 24, apre poi la parte in posituivo. Confessa dal «malore», ovvero la crisi, il governo «esce rinvigorito», spiega che alle volte la «cura è salutare». Deve ammrettere che «la fifa fa novanta...», ed è per questo che la coesione dell'esecutivo è stata assicurata «con la carota, ma anche con un po' di bastone». Voglio cinque anni. Nove mesi bastano per far nascere un bambino, non per «cambiare l'Italia». «Datemi tempo», sottolinea Prodi, secondo il quale i primi risultati già si vedono: «Cominciamo a notare bei passi in avanti - osserva il premier - Ma dateci tempo. Ho fatto un programma di cinque anni. Finora tengo il ritmo. È una sfida, vediamo chi la vince. Sono passati appena nove mesi, bastano appena per un bambino. Per cambiare il Paese no, lasciatemi cinque anni». La mordacchia ai ministri. Aver indicato nell'accordo dei 12 punti siglato da tutti i leader dell'Unione l'autorità del premier è un tentativo di «mettere la mordacchia» ai ministri. In casi di indisciplina, poi, assicura, «la reazione sarebbe molto più robusta». L'economia va bene. Prodi parte da un dato. Quel 2,4% di deficit raggiunto senza voci straordinarie, lo stesso citato da Berlusconi e contestato da Fassino. «Questo vuol dire che abbiamo risanato il bilancio e possiamo andare avanti con le riforme» spiega il presidente del Consiglio. Che conferma come bisogna spingere sulle liberalizzazioni: «I risultati verranno» assicura il Professore. «Abbiamo preso provvedimenti di estrema durezza, che se il governo precedente avesse preso sarebbe ancora in carica. È evidente che se devi aggiustare le cose che non vanno, fai più scontenti che contenti, ma, comunque, devi cominciare ad aggiustare». Avanti con scelte impopolari. Prodi replica alla caduta libera dei consensi: «Non rincorro i sondaggi, faccio una buona politica. Le decisioni che ho preso non erano popolari, ma le ho prese perché altrimenti il paese non si salva». E ricorda: «I risultati stanno già arrivando perchè questo 2% di sviluppo per un terzo è dovuto a misure che abbiamo preso e andrà meglio in futuro». Riguardo al dato dell'aumento della pressione fiscale, Prodi spiega che non si tratta di un aumento delle imposte. Le entrate sono «aumentate perché la gente - sottolinea il premier - ha capito che questo governo non scherza». E proprio se si continua così «allora possiamo abbassare le imposte». Solo briciole in Iraq. Nega che la scelta di mandare truppe in Iraq abbia portato benefici economici: «Una delle ragioni per cui si spiegava si era andati in Iraq era per avere dei benefici economici, non solo il petrolio, ma io ho analizzato punto per punto tutte le commesse di vario tipo date a vari paesi in Iraq: non ce ne è una italiana. Abbiamo delle briciole che non si vedono neanche». La Tav si farà. Il Professore lo ribadisce, la Tav Torino-Lione si farà. Perché è un'opera «utile e importante» ed anche se «non è vero che gli abitanti» dei luoghi interessati (la Val di Susa) «non debbano avere voce» in merito, «c'è un interesse del Paese e dell'Europa a che quest'opera si faccia». Ritirerò le deleghe. «Adesso, dopo la crisi, e lo posso fare, ritirerò le deleghe a chi non lo fa», avverte Prodi che torna sull'incompatibilità tra l'incarico di sottosegretari e senatori: un divieto fissato perché chi è al governo rischia per impegni di saltare qualche votazione mentre a Palazzo Madama ogni voto è ora indispensabile. Il premier chiede ai sottosegretari di rassegnare le dimissioni. politico@iltempo.it