di GIANCARLA RONDINELLI CHE pazienza che ci vuole per tenere tutti insieme.
Ma da e dai, alla fine la perdi. E qui scatta subito l'applauso e le ovazioni «Silvio Silvio», «cchiù Silvio pi tutti», «Silvio core de Roma». Un esercito di circa 3000 giovani azzurri per incontrare al Palafilpjk di Ostia, vicino Roma, Silvio Berlusconi. Arrivano da tutta Italia, chi con autobus, chi in treno, chi in macchina. Tutti armati di bandiere, cappellini e felpe bianche con su la faccia del loro «Silvio». Nel day after il voto di fiducia alla Camera, il Cavaliere si presenta davanti ai suoi ragazzi carico ma anche un po' amareggiato. Prima, come al suo solito, scherza. Ma poi, tra una battuta e l'altra, tocca la questione spinosa della mancata sintonia che c'è in questo momento all'interno della Cdl. «Qualcuno dei vostri alleati - dice il leader azzurro rivolto ai giovani - ha detto che è cominciato il dopo-Berlusconi. Ha ragione il dopo-Berlusconi siete voi. Voi siete la Berlusconi-generation». Tutti in platea capiscono che il Cavaliere sta rispondendo all'esponente dell'Udc, Mario Baccini, che da un monastero di Subiaco gli ha lanciato una vera e propria stoccata: «È cominciato il post Berlusconi. L'Udc lavora ora per il partito dei moderati». Parole che sicuramente non hanno fatto piacere a Berlusconi. Anche perché lui è convinto che proprio questa mancata unione nella Cdl ha contribuito fortemente a dare una seconda chance al governo Prodi. E così ieri a Ostia, il Cavaliere, si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. E lo ha fatto parlando proprio con i giovani, platea che a lui piace tanto. «Mi fa sempre piacere trovarmi con dei miei coetanei», ha ironizzato. Poi, dopo essersi lamentato per la fatica fatta per tenere unita la sua squadra («per tenere insieme i cosiddetti alleati della nostra coalizione, ho dovuto impiegare doti industriali di pazienza, che per fortuna avevo facendo prima l'industriale») e aver ascoltato, con molta attenzione, la richiesta avanzata dai teenager azzurri di siglare un «Patto dei giovani con Silvio Berlusconi», Berlusconi ha cominciato a «bacchettare». Il presidente di Fi nel suo discorso ha tracciato una sorta di bilancio di quanto successo negli ultimi giorni, sia rispetto al governo, ma soprattutto rispetto ai suoi «per così dire» alleati. Sul governo, ha spiegato il leader azzurro, non c'è molto da aggiungere, se non che «hanno creato una parola guida il berlusconismo» che però esiste solo come «odio verso una persona, come antiberlusconismo». Dopo di che è passato al capitolo spinoso degli alleati. Non li ha risparmiati, finalmente lo ha potuto dire. Ha elencato tutta una serie di cose che avrebbe voluto fare ma che «qualche alleato non ha permesso», tra cui la lotta all'evasione fiscale e la riduzione per la spesa pubblica. Poi ha attaccato su quello che forse è il tema del momento, la legge elettorale. «Il popolo della libertà» che ha manifestato il 2 dicembre a Roma, «esige che la Cdl resti unita e di conseguenza chiede un sistema elettorale che consenta ai partiti di stare insieme nelle coalizioni: sarebbe una colpa storica disperdere questo patrimonio». In sostanza no al sistema tedesco (voluto invece fortemente da Casini) sì invece al bipolarismo «quello proprio creato dalla Cdl e che ha cambiato lo scenario politico italiano». Prima di andare via e salutare così i berluscony boys, l'ex presidente del Consiglio, come un mentore che si rispetti si è lasciato andare a qualche consiglio. «Fate sì politica, ma senza abbandonare mai la vostra professione. Lasciamo ad altri di fare i mestieranti della politica, di fare la politica come mestiere e come professione. La difficoltà più grande in tutti questi anni è stata quella di doversi confrontare con questi vecchi arnesi della politica-politicante».