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Il Cda «rifiuta» il contratto di servizio Nel mirino gli emendamenti di modifica

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Protagonisti il Consiglio di Amministrazione della Rai da un lato e dall'altro la Commissione Vigilanza sulla Rai. Motivo della contesa il contratto di servizio che dopo l'approvazione del parere da parte della Vigilanza è stato profondamente modificato e che così com'è non va al Cda della tv di Stato. In effetti la scorsa settimana, a crisi di governo appena iniziata, il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, si era detto ottimista sulle trattative con la Rai, almanaccando addirittura che «dieci o quindici giorni ed arriveremo alla definizione conclusiva». Calcoli alla mano la data dovrebbe cadere nella prossima settimana, ma i dubbi sono più che legittimi. Il Cda della tv di Stato, in realtà, fin dall'inizio non aveva visto di buon grado l'approvazione del parere al Contratto. Sotto accusa non tanto il fatto che la Vigilanza con i suoi 111 emendamenti avesse in pratica riscritto il contratto, ma soprattutto il contenuto del parere. Richieste troppo onerose secondo il Cda. Impegni, ripetono i consiglieri, che l'Azienda con i bilanci attuali non può sopportare. Ma in particolare l'obbligo di presentare alla commissione - ogni sei mesi - una relazione sull'attività, sui contratti e sulle gare d'appalto più importanti. Un sistema che metterebbe sotto controllo l'azienda evitando contratti milionari e consulenze d'oro. Insomma il parere così com'è non va. Un pensiero non tanto recondito visto che il Consiglio qualche giorno fa si è rivolto al direttore generale Cappon ed al suo vice Leone chiedendo di «prestare attenzione alle ricadute economiche dall'approvazione del nuovo contratto». In breve il parere non può essere approvato se non ci sono elementi nuovi. Quali? Ad esempio un aumento delle risorse statali a favore dell'Azienda, visto anche l'aumento del canone di quest'anno. Sul fronte opposto la Commissione Vigilanza segue facendo pressing a tutto campo forte del voto unanime dato al parere. Primo tra tutti il presidente Mario Landolfi, che con l'Azienda proprio sul contratto di servizio ha un vecchio conto aperto. Infatti da ministro delle Comunicazioni Landolfi aprì le consultazioni per il rinnovo del contratto di servizio ma senza esito. La Rai allora preferì traccheggiare aspettando la vittoria ulivista per chiudere le trattative. Stavolta Landolfi non è disposto a passare la mano. «Sarebbe grave — ha tuonato il parlamentare di An — non tenere conto del parere votato all'unanimità dalla Commissione», chiedendo che l'approfondimento «del nuovo Contratto di Servizio non abbia come esito scontato il suo stravolgimento». Ma non è solo Landolfi a fare muro. Ci pensano anche gli altri consiglieri come Marco Beltrandi, relatore del parere, «nel richiamare il Cda Rai al rispetto della volontà espressa all'unanimità dal Parlamento. Il margheritino Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione, e vicino a Gentiloni, spiega che «sarebbe quantomeno curioso nonché singolare, che l'attuale Cda della Rai avesse il coraggio di stravolgere o, semplicemente, di mettere in discussione l'impianto del Contratto di Servizio votato all'unanimità dalla Commissione di Vigilanza». Non si defila nemmeno Giuseppe Giulietti, componente Ds della Vigilanza che bacchetta la Rai invitandola a non «preoccuparsi di vetuste nomine e di organigrammi» ma di «occuparsi del contratto di servizio, approvato all'unanimità con modifiche che hanno recepito i suggerimenti di tante associazioni, del mondo del volontariato, del terzo settore». E meno male che il ministro Gentiloni è fiducioso di firmare il nuovo contratto di servizio nella prossima settimana.

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