Il Cavaliere bacchetta An e Udc che sulla crisi hanno fatto «una politica politicante»
Quello che forse ha pensato nei giorni scorsi, su cui si è confrontato con diversi parlamentari a lui vicini, che forse ha contribuito ad amareggiare il Cavaliere, in giorni già di per se difficili, con la crisi di governo in atto. Ieri, partecipando a Radio anch'io una trasmissione radiofonica Berlusconi traccia una sorta di «bilancio della situazione» parlando dei principali temi di attualità. Un discorso fatto proprio a capitoli. Da An e Udc «politica politicante». Il leader di Forza Italia se la prende anche con alcuni dei suoi: alludendo forse ad Alleanza nazionale e Udc, che hanno preferito una «politica politicante» ad una politica più «trasparente». Nell'ultima crisi di governo, dice l'ex premier, il centrodestra «non ha trovato unità di visione e quindi di intenti, in quanto Forza Italia e Lega volevano la soluzione più trasparente e limpida della crisi, cioè le elezioni, mentre altri partiti temevano che chiedendo le elezioni ed essendo certi che non sarebbero state concesse, si potevano dissuadere certi presunti aiuti che secondo loro dovevano venire dalla sinistra, da parte di senatori che avrebbero dovuto non votare la fiducia a Prodi». E se Casini sceglie come difesa l'attacco, Fini invece nel pomeriggio usa toni più morbidi, forse dopo aver parlato telefonicamente con il Cavaliere. «Ho letto le dichiarazioni di Berlusconi sulle agenzie di stampa. Non è vero che ha detto questo. Non si riferiva a noi. Non ci ho trovato nulla di polemico». Ma chi conosce il presidente dei An racconta: «Gianfranco ci è rimasto male». Legge elettorale. Quello della riforma della legge elettorale per Silvio Berlusconi è «un falso problema». «Si potrebbe andare benissimo a votare anche con l'attuale sistema» rimarca il leader azzurro. Per Berlusconi «passare al sistema tedesco significherebbe buttare all'aria il bipolarismo», chiudendo la porta alle aperture di Prodi sulla riforma elettorale. Aperture, però, che nel centrodestra hanno trovato orecchie attente soprattutto tra i centristi (Udc, democristiani di Rotondi, ma anche leghisti). Il Cavaliere insomma, ribadisce il concetto («alle urne subito») che, forse, avrebbe voluto portare all'attenzione di Napolitano. Ma forse davanti alla reazione del suo alleato Fini ha dovuto aggiustare il tiro. E quindi per la legge elettorale la ricetta del Cavaliere è semplice: cambiare «il premio di maggioranza al Senato da regionale a nazionale». Tanto basterebbe per tornare al voto senza problemi di governabilità. Leadership nella Cdl. Sulla leadership all'interno della Cdl il Cavaliere sgombra il campo da ogni dubbio: «Ancora non vedo un personaggio e un protagonista che possa tenere insieme il centrodestra. Anche io sono inadeguato se c'è l'Udc che si pone come "altra opposizione". Ma io tento in tutti i modi di ricompattare il centrodestra». E ogni richiesta di cambio è respinta al mittente: «Forza Italia oggi è al 33% e io non vedo come Forza Italia, anche se Berlusconi si facesse da parte, non possa esprimere il candidato leader della coalizione». Nuovo Governo? Nessuna novità. Il leader di Forza Italia lancia una stoccata al governo che l'altro ieri ha conquistato la fiducia al Senato: «Non ho colto nessun elemento di novità nel nuovo governo. C'è la conferma integrale del vecchio governo e ci sono i vecchi ministri con ridotte ambizioni programmatiche». Follini fa mal-politica. Come non togliersi anche dalle scarpe il sassolino «Follini?». «Fa parte degli aspetti deteriori» della politica, anzi è «vecchia mal-politica, che è ancora viva e determina l'agire dei vecchi arnesi della politica» dice Berlusconi.