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di FABRIZIO DELL'OREFICE SI SIEDE in silenzio e resta in camicia bianca, cravatta azzurra e bretelle blu.

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Servirebbe uno slancio vero». Senatore, ma lei che fa? Fa ancora politica con Berlusconi o si occupa solo di libri? «Non so se faccio ancora politica». Che vuol dire? «Mi occupo di biblioteche, di corsi di formazione, sto realizzando un master sui libri antichi. E poi ci sono i Circoli, lì lavoro sui giovani». Insomma si occupa di uomini? «Vero, è sempre stato così nella mia vita. Da quando allenavo la squadra di calcio del Bacigalupo a Palermo». Be', anche quella è politica... «Dice? Non saprei, vedo un momento di grande confusione. Il Paese si aspetta altro. Ha ragione Nicola Latorre, il vicecapogruppo dell'Ulivo: serve il dialogo tra i Poli». Senatore, Latorre, uomo notoriamente vicino a D'Alema, chiede a Forza Italia di fare un passo in avanti. Lei che risponde? «Forza Italia deve riprendere l'iniziativa. Non è possibile che si faccia scavalcare da Casini, è un'assurdità. È il principale partito della coalizione e nel Paese. Tocca a Forza Italia prendere in mano la situazione». E come? «Berlusconi e D'Alema devono sedersi attorno a un tavolo. Parlarsi. E parlarsi ancora. E vedere se ci sono le condizioni per percorrere una via assieme. Bisogna farlo per il bene del Paese, la situazione è grave visto che l'attuale legge elettorale ha dimostrato in maniera chiara che così non si può governare. Siamo chiari: ci troveremmo noi nelle condizioni di Prodi se avessimo vinto di misura nell'aprile scorso». Ma Berlusconi e D'Alema si fidano l'uno dell'altro? «No, Berlusconi non si fida di D'Alema e viceversa». E allora come è possibile che possano siglare un accordo? «Perché si stimano reciprocamente». Ne è sicuro? «Sicuro. E poi tra loro le incomprensioni risalgono a molto tempo fa. Guardi, spesso in questi rapporti quelli che vengono definiti i "canali diplomatici" dei due leader possono generare equivoci. È arrivato il momento che entrambi si siedano attorno a un tavolo. E soprattutto che si guardino negli occhi. Vedrà che subito dopo sarà tutto più chiaro». Magari che l'incontro avvenga a casa di Gianni Letta... Ma questa è la riedizione del "patto della crostata" di dieci anni fa? «Adesso si fanno anche delle ottime mousse». Secondo lei, l'esperienza di governo di Prodi è finita? «Finita? Morta, bisogna solo sotterrare il cadavere. Adesso guardiamo avanti». Be', anche la Cdl non sta tanto bene. «Il centrodestra, come esisteva nell'assetto classico, non c'è più. Posso anche non essere d'accordo con Casini, ma non si può far finta delle cose che dice tutti i giorni. Non si può far finta di non vedere le azioni che compie». Insomma, anche il centrodestra è morto? «Non ho detto questo. La vecchia Cdl non c'è, ma il centrodestra è vivo e vegeto. È necessario riprendere l'iniziativa prima che l'aria si ammorba. Capisco che in questa fase si sta facendo il meno possibile per non irritare gli alleati. Ma questo non può nemmeno diventare l'alibi per restare fermi». Berlusconi sta giocando di rimessa? «Berlusconi ha chiesto le elezioni anticipate. È quello che deve fare un leader. Ma chi ce le dà queste elezioni? Nessuno, tantomeno il Quirinale. Ora si apre una fase nuova e bisogna ragionare di legge elettorale, federalismo fiscale e altri provvedimenti sui quali ci può essere l'intesa tra maggioranza e opposizione». Scusi, ma lei crede che il Paese capirebbe Berlusconi e D'Alema a braccetto? «Sì, se Silvio spiega che oggi è necessario, il Paese capirebbe. È il leader che gode di maggiore fiducia». E poi si andrebbe al voto con un altro leader del centrodestra? «Non credo proprio. Berlusconi non si ritirerà, sente che il suo progetto è incompleto. Si riprensenterà alle elezioni per fare almeno un'altra legislatura». Il Cavaliere ha inventato il centrodestra, ma non è riuscito a creare il centrodestra culturale, visto che questo settore è ancora in mano alla sinistra. Perché? «Perché

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