Maurizio Gasparri
«Difendiamo i diritti individuali, non dei conviventi»
Non mi interessa di compiacere chi alimenta la retorica del politicamente corretto». Tenere ancorato Maurizio Gasparri su un salottino di Montecitorio per intervistarlo è impresa non facile. Il deputato di Alleanza Nazionale è agitato. Lo è dal primo mattino. Quando la lettura dei giornali gli ha mandato il caffè di traverso. I titoli variano. La sostanza è la stessa: la destra s'è spaccata sulla questione delle unioni di fatto. S'è divisa sul contenuto di una mozione. O meglio, sul valore politico di una frase da aggiungere o tagliare. La mozione in questione porta la sua firma, onorevole. È lei il deputato che ha dato origine al caos? «Con ordine. Il vero problema è che, a fronte di un dibattito politico serio su un tema delicato, si tende a preferire una versione caricaturale di Alleanza nazionale. E il tutto viene risolto descrivendo la solita corrida tra Fini e i colonnelli. Con quello che s'è inginocchiato davanti a quell'altro. O viceversa». Rieccoci. La colpa è sempre dei giornalisti... «No, qui la questione è seria. E riguarda un partito che sta affrontando un dibattito vero sulle unioni di fatto. Ci sono sensibilità anche differenti in materia. Ma c'è uno stop oltre il quale non si può andare». E sarebbe? «Il documento "Ripensare la destra" presentato da Fini lo scorso luglio. Lì c'è scritto chiaro e tondo che, dalla nostra parte, la strada ai pacs è sbarrata. Anche se contestualmente si apre a una possibile verifica sui diritti individuali da garantire». Ed è questa la parte che è stata aggiunta alla mozione definitiva di An. Parte che nel testo presentato da lei non c'era. È così? «Non è così. Comunque ci tengo a sottolineare che molti diritti individuali sono già garantiti dalla legge. Non lo dico io, ma illustri giuristi come D'Agostino o Bernardini De Pace. Perciò a me piacerebbe rovesciare la questione: vediamo quali sono i diritti non ancora garantiti a due persone che non intendono sposarsi e parliamone». Fini torna da una importante missione a Washington e trova il partito in subbuglio per la questione dei pacs. Ovvio che abbia un motivo in più per innervosirsi oltre al jet lag, no? «Contesto. I toni del dibattito non sono stati severi. Io comunque rivendico il merito di aver aperto il dibattito nel partito. Senza la mia mozione i contrasti sarebbero arrivati fuori dalle sedi proprie di discussione. Ci saremmo divisi sui documenti degli altri partiti del centrodestra o su quelli della maggioranza». Però Fini è più aperto sui temi delle unioni di fatto. C'è una famosa intervista all'Espresso che... «Attenzione! Anche in quel caso, Fini ha parlato di diritti individuali. Non mistifichiamo. Lo ripeto: la destra è contraria ai pacs. Contraria alle unioni tra gay. C'è molto disorientamento per le posizioni attribuite ad An. Non alimentiamolo». Ancora la croce addosso ai giornalisti... «Il problema sono i titoli di giornali sbagliati. Uso una metafora calcistica. È come se nella cronaca sportiva uscisse il resoconto di una partita fino al trentesimo del primo tempo. Il dibattito in An è ancora in corso. Che senso ha precorrere i tempi e commentare solo una parte dei fatti?». La partita però è finita con uno 0 a 1. Lei ha dovuto ritirare la mozione... «Ho ritirato la mia mozione perché giudico condivisibile la posizione unitaria raggiunta dal nuovo testo predisposto dal gruppo parlamentare. Rivendico però il merito di aver aperto il dibattito».