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E a tavola Silvio se la prende con il ddl Gentiloni

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L'ex premier era arrabbiato (e non l'ha nascosto) anche per la riforma del sistema tv preparata dal ministro Gentiloni («quello non è un ddl, ma un piano criminale verso il capo dell'opposizione»), ma è sulla sentenza della Consulta che ha concentrato il fuoco. «Non siamo in una vera e piena democrazia. Questa sentenza della Corte Costituzionale — ha protestato con voce vibrante — ci riporta indietro ed è la conferma che tutte le istituzioni sono in mano alla sinistra che fa quello che vuole». Sostanzialmente è lo stesso giudizio dato un paio di ore prima da Sandro Bondi. Per il coordinatore di Forza Italia, la sentenza della Corte che boccia la legge Pecorella è semplicemente «un colpo terribile alla vera giustizia». E anticipando l'anatema del leader, aveva aggiunto: «Siamo all'interno di una vera e propria cultura dell'inquisizione. E ciò accade perchè ormai la Corte Costituzionale è un organo politico dominato dalla sinistra». Toni duri, che fanno apparire quasi tenui quelli adoperati dal deputato «azzurro» che ha dato il nome alla legge affondata dalla Consulta. «Si tratta di un colpo durissimo — ha dichiarato Gaetano Pecorella — alla cultura del processo elaborata in questi anni». Per non parlare del commento di un altro avvocato-parlamentare di Forza Italia, Maurizio Paniz, divenuto celebre come difensore del sospettato Unabomber, che ha manifestato così il suo rincrescimento: «Massimo rispetto per la Consulta, ma era una buona soluzione per evitare qualche situazione di eccessiva pervicacia giudiziaria». L'indignazione di Forza Italia ha trovato eco anche in alcuni partiti alleati. Per il leghista Roberto Castelli, ministro della Giustizia quando è nata la legge Pecorella, quella di ieri «è una sconfitta per il cittadino». «È una sentenza profondamente sbagliata — ha condiviso l'Udc Carlo Giovanardi — che mette in conto che un cittadino, assolto nel nome del popolo italiano, poi possa essere condannato per lo stesso fatto in appello in nome del popolo italiano, ed essere magari poi assolto definitivamente in Cassazione». Poche e generalmente misurate le reazioni della maggioranza di centrosinistra, unite dalla soddisfazione nel vedere accolte le ragioni con cui cercò di impedire nella scorsa legislatura che la proposta di Pecorella diventasse legge. «Era una decisione che ci aspettavamo — ha sostenuto l'ex pm, e ora senatore dell'Ulivo, Felice Casson — talmente palesi erano i profili di illegittimità costituzionale di alcune norme della legge Pecorella». Anche il deputato della Margherita Pierluigi Mantini vede nella sentenza la conferma della battaglia fatta in passato: «Avevamo ragione noi nel rilevare in sede parlamentare l'incostituzionalità della legge Pecorella». Mentre la Verde Paola Balducci vede nella sentenza di oggi l'apertura di una nuova fase: «Ora occorre promuovere una stagione di vere riforme a favore di tutti i cittadini». Nel corso della cena Berlusconi ha ricordato i dati degli ultimi sondaggi sottolineando che «vincendo alle prossime amministrative si dimostreranno i brogli elettorali che ci sono stati». L'ex premier, secondo quanto riferito da alcuni presenti al convivio, è tornato ad insistere sui dati dei sondaggi secondo i quali Forza Italia è «quasi al 33%», mentre il centrodestra «senza l'Udc è al 53,2%». Importante è anche la differenza nei consensi fra i leader dei due schieramenti: secondo il Cavaliere infatti, Romano Prodi è fermo al 30% contro un consenso personale di Berlusconi del 58,4%. Infine, sempre secondo quanto riferito da Berlusconi, soltanto 27 italiani su 100 approverebbero l'operato dell'esecutivo di centrosinistra.

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