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di FABRIZIO DELL'OREFICE «NO, RAGAZZI.

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Silvio Berlusconi chiude la porta. Niente aiuti, nessuna intesa con l'Unione. E nemmeno alcuna trattativa. «A meno che...». A meno che, spiega il Cavaliere, «non si faccia avanti «un interlocutore serio, che non veda in me soltanto il demonio». Insomma, il Cavaliere torna a Roma in grande forma, rinvigorito dalla trasferta genovese. E detta la linea: avanti tutta la con la Federazione della Libertà, frena sulla legge elettorale. Berlusconi convoca i segretari dei partiti della Cdl per fare il punto sulla situazione politica. E soprattutto per studiare le prossime mosse. Si comincia con Gianfranco Rotondi, leader della Dc per le autonomie, un vecchio amico (del quale il Cavaliere è stato anche testimone di nozze) al quale il leader di Forza Italia cede qualche confidenza e si lascia andare. Con lui c'era anche un amico invece incontrato strada politica facendo, il segretario del Pri Francesco Nucara. Oggi probabilmente sarà il turno di Gianfranco Fini, mentre un colloquio con Umberto Bossi non è stato ancora fissato, visto che il leader della Lega aspetta di sapere come la Cdl si comporterà sulla legge elettorale. In realtà nel centrodestra anche il Pri non intende «firmare» un documento che, sottolinea Nucara, contempla una carta dei valori con riferimento soltanto a radici cristiane, famiglia e Chiesa, secondo i dettami del Ppe. Lo stesso Nucara spiega anche che non intende esprimersi sulla federazione: «Silvio, abbiamo il nostro congresso tra un mese. Non posso presentarmi all'assise avendo già esposto una posizione a te. Non si può, ne riparliamo più avanti». E insiste: «E poi, se aderiamo alla federazione cosa ci aspetta per il futuro?», chiede il leader repubblicano. Berlusconi, da par suo, è trabordante, spara battute. E attacca: «Il prossimo leader sarà un quarantenne...», si lascia scappare. Ma anche Nucara è in vena: «Visto che non hai intenzione di ritirarti a breve, il prossimo candidato della Casa delle Libertà ora sta frequentando la terza liceo...». E Rotondi aggiunge: «No, forse è ancora all'asilo». Risate. Arrivano le tradizionali pizzette di casa Berlusconi, il Cavaliere è su di giri. Rotondi continua sul filo dell'ironia: «Ma la Moratti quanti anni ha?». E il leader della Cdl: «La Moratti è brava... Ma è testona. È una testa dura, quando si mette una cosa in testa... Non ha ancora la mediazione che serve in politica». Ma Nucara e Rotondi temono soprattutto un nome: Gianfranco Fini. Fanno capire che lo stimano personalmente, però i loro elettorati non sono ancora pronti a votare un uomo di destra: «Sì, anche Gianfranco...», confessa Berlusconi, come a voler rassicurare gli alleati. Prende un attimo di respiro e sbotta: «Non saluta mai, è troppo freddo e anche un po' altezzoso. Ancora non va». Poi il capo del centrodestra svela che in cima ai suoi pensieri ora c'è Pier Ferdinando Casini: «Sto facendo di tutto per recuperarlo. Intanto ha smesso di attaccarmi tutti i giorni, è già un risultato». Infine, il capitolo governo. Berlusconi chiarisce: «Se cadono, sono affari loro. Non daremo un sostegno, scordatevi che ci faremo coinvolgere direttamente in un esecutivo delle larghe intee. Siamo in testa ai sondaggi e una roba del genere potrebbe farci solo del male». Sarà, ma non è un caso che ieri mattina ha sentito per mezz'ora Sergio De Gregorio, il senatore fuoriuscito dal centrosinistra e sostenitore del «governissimo»: «Abbiamo parlato solo del premio che gli daremo. Tutto qua. Per il resto, la mia opinione non è cambiata: serve un governo delle buone intenzioni che ci faccia uscire da questa fase di transizione». De Gregorio si spinge oltre. Ha già varato le sue piccole larghe intese, almeno per le amministrative. A Genova corre da solo, a Palermo forse con il centrodestra, in Emilia con il centrosinistra. Anche il Cavaliere ci sta prendendo gusto.

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