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Cento: «La soluzione c'è, ritiro entro il 2008»

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Altrimenti voterà «no» e proporrà ai suoi di fare lo stesso. È duro, ma preciso, il sottosegretario «verde» all'Economia Paolo Cento: «Gli italiani - dice - devono andarsene dall'Afghanistan entro il 31 dicembre 2008. Onorevole Cento, crede che il governo rischi grosso sul decreto di rifinanziamento? «Non è un problema di tenuta del governo. Il rischio è di perdere una parte dell'elettorato di centrosinistra. La somma di fatti distinti, come Vicenza e il decreto sull'Afghanistan, hanno avuto come effetto l'allontanamento dalla politica di molti elettori. E a Vicenza già molti cittadini si sono autosospesi dai partiti e hanno riconsegnato le loro tessere elettorali». Che fare per scongiurare questo scollamento? «Indicare la data del ritiro. Anche se nel decreto non esiste un termine preciso, la missione dovrà finire prima o poi...». Parliamo di numeri. «Nel decreto si potrebbe precisare che la missione si conclude il 31 dicembre 2008. Salvo ulteriori verifiche. Se è vero, come dice D'Alema, che dobbiamo cambiare strategia, questo rappresenterebbe un elemento di discontinuità che ci permetterebbe di votare sì». Altrimenti? «Se si presenta un decreto-fotocopia, voterò no e proporrò ai Verdi di fare lo stesso. E non è una minaccia. È una constatazione». D'Alema ha sottolineato anche che non siamo in Afghanistan da soli e non possiamo prendere una decisione di ritiro unilaterale, come hanno fatto gli spagnoli in Iraq... «Accetto questa condizione. Allora, però, indichiamo un percorso da sottoporre all'attenzione dei nostri alleati. Diamo all'Italia un ruolo attivo». È vero che c'è una trattativa in corso fra governo da un lato, e Rifondazione, Pdci e Verdi dall'altro, per uscire dall'impasse? «È naturale che ci sia. E il nostro capogruppo ha già chiesto una riunione di maggioranza sul decreto». Ma cosa è cambiato dal vostro «sì» di luglio? «Molto. Si è delineato il fallimento della missione militare. E a luglio il nostro voto, dettato da senso di responsabilità, è stato accompagnato da una mozione parlamentare in cui si chiedeva un osservatorio internazionale sulla missione i suoi effetti. La mozione è stata approvata. Ma l'osservatorio non si è fatto».

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