La svolta
Tutto secondo copione. Dopotutto non è un segreto che, quando parla Massimo D'Alema, il popolo dei Ds ascolta in religioso silenzio. Al punto che nella sala del Palazzo dei Congressi di Roma dove sono riuniti i segretari di sezione qualcuno ironizza: «Siamo laici, la nostra unica "religione" si chiama Massimo D'Alema». E così, anche se il ministro degli Esteri prende la parola durante l'ora del pranzo, tutti sono lì, presenti, al loro posto. Succede però che, ad un certo punto del suo intervento, quando il presidente Ds ha già strappato numerosi applausi (e anche qualche sorriso con le sue battute) la platea rimane per qualche secondo gelata. Accade quanto D'Alema, replicando a Fabio Mussi che aveva appena detto di non poter immaginare che dal lessico scompaiano parole come «socialismo» e «sinistra», compie una vera e propria svolta. Il presidente della Quercia, infatti, è piuttosto convinto che quelle parole non bastino più a descrivere «il vasto campo delle forze progressiste» che agiscono in Europa e nel mondo. «Credo - spiega - che questo vasto campo di forze non sia racchiuso dentro la parola "socialismo" che è uno dei filoni, una delle storie che c'è in questo campo di forze. Perfino la parola "sinistra" non basta perché è, del resto, una parola molto europea». «Allora - prosegue D'Alema - io non so quali nomi o quali bandiere debba avere questo vasto campo di forze di progresso ma è evidente che quelle che ci sono non bastano più e bisogna andare oltre». Quindi, conclude, «non bisogna aver paura delle parole ma andare alla sostanza».