Giovanni Donzelli, presidente di Azione Universitaria
Passerelle all'università non se ne fanno più. Il Professore e i suoi ministri si abituino a essere fischiati e contestati». Il guastatore è lui. Giovanni Donzelli, trent'anni, agronomo fiorentino. Donzelli è il presidente di Azione Universitaria, movimento degli accademici di Alleanza nazionale. A dispetto del ruolo da leader studentesco, le sue giornate cominciano come quelle di un anonimo travet. Al computer. Consulta i siti istituzionali. Annota eventuali visite di ministri e sottosegretari negli atenei italiani. E, nel caso, allarma le legioni goliardiche. Sms, mail, forum, blog. Il sistema di comunicazione funziona come un orologio svizzero. E si muove su canali binari. «Spesso - spiega Donzelli - i miei ragazzi sono già informati dell'arrivo di qualche pezzo grosso da Roma. Abbiamo rappresentanti nei consigli di facoltà, nei senati accademici, nei consigli d'amministrazione universitari. Capita quindi che apprendano in presa diretta dell'intenzione del rettore di invitare questo o quel ministro». L'informazione tempestiva permette agli universitari di destra di preparare il «comitato d'accoglienza». Sicché ogni volta che arriva un graduato ministeriale si trova già bello e pronto un codazzo di fischiatori, già preventivamente armato di cori e tazebao sfottenti. Oggi giorno, all'università, trovare ragazzi disposti a fare casino non è un problema per la destra. «La nostra protesta - ci tiene a sottolineare il presidente di Au - è argomentata, non qualunquistica. Abbiamo delle ragioni». L'organizzazione spedisce ai suoi fiduciari negli atenei del materiale informativo. Questi a loro volta fanno opera di catechesi tra gli studenti impolitici. Spiegano loro che il governo ha tagliato i fondi per le università, per gli alloggi dei fuori sede, per il diritto allo studio. In una parola, fanno proselitismo. Quando poi arriva un capoccia da Roma, allora basta uno schiocco. E in tanti si aggregano spontaneamente per sbertucciare il potente di turno. È successo al ministro per lo Sviluppo economico Bersani nella sua Bologna. Al titolare dell'Economia e delle Finanze Padoa Schioppa all'università di Chieti. Al suo vice Visco alla Sapienza e a Roma Tre. Letteralmente perseguitato è il ministro dell'Università e della Ricerca Mussi. Azione universitaria lo bracca ogni volta che mette piede dentro un ateneo. È successo a Pavia, Ferrara, Siena, Napoli. Qualche settimana fa gli hanno piantato delle canadesi sotto il ministero per protestare contro i tagli agli alloggi. L'ultima è di qualche giorno fa, quando il presidente del Consiglio Prodi è stato accolto alla Cattolica di Milano al grido di «buffone, buffone». Poco rispetto alla contestazione del Motorshow. «No - chiarisce Donzelli - quella non è roba nostra. È stato un moto spontaneo di ripulsa. La nostra protesta si manifesta solo negli atenei». Ma le università non erano un feudo della sinistra? Vecchi clichè. Roba da anni Settanta. Ancora Donzelli: «I leader universitari di sinistra sono molto in imbarazzo. Avevano riposto grandi speranze nel ministro Mussi. Si sono fidati. Adesso alcuni di loro manifestano con noi. È successo alla Cattolica di Milano». Colpa (o merito) del governo, la destra giovanile ha espugnato alcune storiche roccaforti rosse. A Bologna, Torino, Milano, Tor Vergata, Roma tre, per esempio, le liste di Au sono numericamente consistenti, quando non maggioritarie. «C'è un dato sociologico e culturale importante. La sinistra - spiega Donzelli - è andata al potere contando su un grosso credito nelle università. Beh, neanche un anno, è già l'ha bruciato. Rettori, docenti, ricercatori. Ora ce li troviamo tutti dalla nostra parte». E la mobilitazione non si ferma. «Per la prossima settimana abbiamo già due appuntamenti - rivela il leader di Au - ma non dico né dove né quando».