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di GIANCARLA RONDINELLI GENOVA - Vincere a Genova per mandare Prodi a casa.

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«La distanza nella popolarità fra il leader dell'opposizione, che sono ancora io, e il presidente del Consiglio è abissale ed è di 28 punti percentuali». Silvio Berlusconi parte da qui per dare l'avvio ufficiale alla campagna elettorale per le elezioni amministrative. E lo fa da una città difficile come Genova, da sempre in mano alla sinistra, proprio per dare la sterzata decisiva. È un Silvio Berlusconi in forma smagliante, pimpante e ottimista quello che sale sul palco dei Magazzini del cotone e lo dice chiaramente da subito che il prossimo voto rappresenta «una tappa fondamentale», una sorta di rivincita per le scorse Politiche. Davanti ad una platea di circa mille persone Berlusconi punta il dito sul divario tra lui e Prodi. «Ci sono 15 punti di vantaggio per il centrodestra secondo i sondaggi svolti in questi giorni in Italia», dice il Cavaliere. Secondo il quale sondaggi danno il 57,2% al centrodestra contro il 42,2 del centrosinistra. A fronte di questi dati l'ex premier si dichiara davanti a tutti sicuro della vittoria al voto di primavera. Questo non solo, come lui rimarca più volte nel suo intervento, per lo scontento degli italiani nei confronti del governo, ma anche per il fatto che il centrodestra ha trovato le candidature più giuste. «Prepariamoci a sostituire il più presto possibile la sinistra al governo del Paese», dice l'ex premier e le prossime amministrative «dovranno essere il secondo passo, in questo percorso, dopo la vittoria del Molise». Alle prossime amministrative (al voto 11 milioni di persone) secondo il leader azzurro è necessario «dare un forte e intenso significato politico». E alla domanda su un possibile tentativo di qualcuno di rinviare le amministrative, il Cavaliere non esita a rispondere: «Ma certo, che tenteranno di spostare le elezioni il più tardi possibile. È soprattutto la sinistra estrema che lo vuole, rimarca, ma un divario così ampio non riusciranno mai a colmarlo». Con i toni di un vero e proprio comizio Berlusconi non risparmia alcuna critica al modo di governare di Romano Prodi e per la sua soggezione politica nei confronti della sinistra radicale. «Il presidente del Consiglio - dice il leader azzurro - è ancora sotto choc per il fatto che Fausto Bertinotti lo ha fatto cadere, e questo lo porta a ossequiarlo. E così il governo rischia di portare avanti le peggiori proposte della sinistra estrema». Ma è sul finale della giornata che Berlusconi avanza due mosse vincenti, vale a dire aprire su Afghanistan e sulle liberalizzazioni. La prima questione. Il Cavaliere, sul rifinanziamento della missione in Afghanistan, non ha dubbi. Del resto, dice: «Noi siamo persone coerenti e gente seria e daremo il nostro appoggio. Il nostro voto è scontato». Torna quindi sulla questione a lui tanto cara della politica estera, pallino del Cavaliere da sempre, a differenza invece, come lui sottolinea, della maggioranza: «Non vedo come potremmo votare contro. Anche perché abbiamo già fatto una brutta figura scappando dall'Iraq...». Seconda questione: l'ex premier apre alle liberalizzazioni criticando quanti nella Cdl, nella passata legislatura, gli impedirono di realizzarle. Sicuro, afferma che in questo «sono il campione. Figuratevi se non sono disposto a parlarne». In più, nessun preconcetto nei confronti dell'operato della maggioranza. Anzi, al contrario. Berlusconi chiarisce che il suo «è un sì a tutte le iniziative legislative che la sinistra proporrà e che riterremo utili per il nostro Paese». E lancia una frecciatina «perché noi non siamo mica come loro che fanno leggi per i loro elettori: noi guardiamo all'interesse comune». E proprio sul tema delle liberalizzazioni il Cavaliere si concede un'ultima ma mirata polemica con i suoi alleati. Pur senza nominarlo Berlusconi attacca Casini: «In questi giorni molti dicono che queste liberalizzazioni vanno bene - annota il Cavaliere - ma nella scorsa legislatura sono stati gli alleati a opporsi e a fermarmi».

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