Il retroscena
D'Alema si riprende il partito e detta la lineaIl diktat al segretario prima dell'inizio della Direzione: «Troviamo l'accordo su regole e data»
Al ministro degli Esteri bastano poche parole (quelle «catturate» da un microfono rimasto acceso sul tavolo della presidenza e trasmesse erroneamente dagli altoparlanti della sala stampa) per chiudere il contenzioso. «L'importante è trovare un accordo su regole e date - dice rivolto al segretario Piero Fassino -. Non apriamo una discussione politica». Passano una ventina di minuti e D'Alema lascia l'hotel Quirinale. Qualcuno tra i presenti si stupisce: «Ma come, il presidente del partito lascia la direzione quando ancora non c'è un accordo?» Un eccesso di preoccupazione visto che, alla fine, tutto si svolge come auspicato dal vicepremier. Certo, non è stato semplice arrivare ad un accordo unitario su regole e data. Ci si è messa anche la nebbia che ha bloccato per quasi due ore il ministro Fabio Mussi, candidato della sinistra Ds alla segreteria del partito, a Torino. Così la direzione, inizialmente prevista per le 11, è stata posticipata di due ore. Alle 13 la minoranza della Quercia è la prima ad arrivare al gran completo nelle stanze dell'hotel Quirinale. C'è anche Massimo D'Alema, ma non Piero Fassino che, in compenso, ha già telefonato un paio di volte a Mussi per capire le reali intenzioni della controparte. Alle 13.30 arriva anche lui ma, nel frattempo, Mussi, Cesare Salvi e Valdo Spini hanno improvvisato una riunione della minoranza nel parco dell'hotel. C'è da decidere la linea dopo che la maggioranza ha bocciato l'ipotesi di uno spostamento della data del congresso e ha detto no al voto segreto congiunto per mozioni e segretario. Verso le 14.30 Mussi parla con Fassino e la trattativa si riapre. Si riunisce nuovamente la commissione del congresso e l'accordo sembra possibile. Alle 15.35 Piero Fassino apre i lavori della Direzione. L'intesa sembra ormai in dirittura di arrivo: la sinistra Ds non farà barricate sulla data del congresso e in cambio incasserà il voto segreto congiunto su mozioni e segretario. Fassino lo annuncia alle 18, durante la sua replica. La direzione vota compatta il regolamento (solo tre astenuti). Mussi gongola, il segretario si dice soddisfatto per l'intesa unitaria e anche Massimo D'Alema (tornato all'hotel Quirinale) è appagato. In fondo è stato lui a dettare la linea e adesso pensa già al prossimo passo: la costruzione del Partito Democratico. N. I.