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Il leader della Quercia si difende: «Non siamo in crisi, né allo sbando»

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Parlando delle ultime defezioni di esponenti della Quercia (Rossi, Caldarola, Bresso) aveva scelto l'«interpretazione filosofica»: «È chiaro che siamo di fronte al travaglio di un partito che è di fronte ad una scelta impegnativa». Niente crisi quindi, niente Ds allo sbando, niente deficit di riformismo, ma un normale e delicato passaggio politico. Ancora più netto Piero Fassino che, aprendo i lavori della direzione del partito, non solo respinge l'immagine di una Quercia alla deriva, ma ha contrattaccato. «È evidente - spiega - che nella raffigurazione dei Ds di un partito allo sbando e in crisi, data su alcuni giornali, c'è un tentativo di delegittimazione della Quercia». «Una rappresentazione - aggiunge - caricaturale e deviante. Dobbiamo sottrarci tutti al tentativo di concedere ad una rappresentazione che se prende una piega, delegittima non qualcuno ma tutti». Ma Fassino non si ferma. «Molteplici - continua - possono essere le ragioni di questa rappresentazione: c'è chi enfatizza oltre ogni misura la dialettica tra riformisti e radicali per delegittimare il governo, così come qualcuno accarezza l'idea di un centrosinistra con assetti diversi da quelli di oggi. Forse si pensa che il partito democratico possa nascere meglio se passa attraverso la crisi dei Ds». Ma chi lo pensa, sottolinea il segretario, dimentica che «in questi anni i Ds si sono spesi con una tensione unitaria per rinvigorire l'Ulivo e con un impegno che è la ragione del recupero del credito e del consenso in cinque anni. Oggi i Ds sono un punto di riferimento dell'azione politica nelle città come nel governo, e la sua vitalità è provata anche dal fatto che il tesseramento registra più iscritti e nelle iniziative c'è una partecipazione alta e una forte volontà di essere protagonisti». Per questo, conclude il segretario, «non può portare lontano l'idea che il partito democratico possa nascere con i Ds deboli». Parole sante che, però, cozzano tragicamente con la realtà. A nessuno sfugge, infatti, che, nonostante l'accordo raggiunto sulle regole del congresso, le fratture interne alla Quercia sul Partito Democratico restano insanabili. La scissione della Sinistra Ds capitanata da Fabio Mussi e Cesare Salvi sembra quasi inevitabile (anche se, a questo punto, potrebbe non consumarsi al congresso ed essere rinviata a dopo le elezioni amministrative). Il malessere della terza mozione capitanata da Gavino Angius - che ha votato contro il regolamente congressuale - è sempre più evidente. E, come se non bastasse, si moltiplicano le defezioni. L'ultima è quella di Lalla Trupia, deputata Ds eletta in Veneto, che si è autosospesa dal partito dopo la decisione del governo sulla base Usa di Vicenza. Fassino, però, continua a dire che non c'è nessuna crisi.

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