Addio Santanché, già pronta la sostituta
Ho anche chi me lo finanzia». Quando Daniela Santanchè era ancora in buoni rapporti con Ignazio La Russa - non più tardi di un mese fa - si lasciò scappare quella battuta. Poi è arrivata la rottura quel faccia a faccia del 19 dicembre che ha sancito la spaccatura tra la pasionaria di porta Magenta (a Milano) e il leader di via della Scrofa (a Roma), il gelo, l'azzeramento. E quella frase buttata lì, in un momento d'ira ha cominciato a materializzarsi. D'altro canto il caso Fini-Santanchè è un film già visto. Il leader di An fa sempre così quando vuole annullare una persona: la ignora. Sta facendo così con Marcello Veneziani e così è successo con Domenico Fisichella e Nello Musumeci, andando a ritroso nel tempo, con Alessandra Mussolini e poi ancora con Pino Rauti, con Domenico Mennitti. L'elenco è lungo: dicono facesse così anche quando lavorava alla pompa di benzina Gulf del padre a Monteverde vecchio. Insomma, farà così anche stavolta. E la Santanchè? Va avanti, la settimana prossima presenterà una proposta di legge per vietare il velo. E si metterà fuori dalla linea del partito, visto che Fini la pensa in maniera diametralmente opposta. Dunque, Daniela dovrà cominciare a cercarsi un nuovo partito. Quale? In Transatlantico è stata vista nell'ordine: sotto braccio del portavoce di Berlusconi Paolo Bonaiuti, seduta in un divanetto con l'ombra del Cavaliere, Valentino Valentini, abbracciata con Guido Crosetto, uno dei quarantenni in crescita dell'ex premier, a colloquio con il capogruppo azzurro Elio Vito. Forza Italia la coccola, anche perché il grande capo, si sa, ogni tanto va a cena nel suo salotto. Se la imbarcherà? «Per carità - giura un uomo molto vicino a Berlusconi e legato anche a Fini -. In questo momento Gianfranco è il miglior alleato di Silvio. Ti pare che gli possa fare uno sgarbo così?». Ma il Cavaliere e la Santanché si sono sentiti in questi giorni. Daniela resta vaga. Prima risposta testuale: «Sì, ci sentiamo diverse volte, è stato come sempre molto carino». Risposta numero due cinque minuti dopo: «No, non ci siamo sentiti». Sono in contatto, comunque. Ma Berlusca per ora non la prenderà. E allora dove va Daniela? Fin troppo facile pensare al suo amico del cuore, Flavio Briatore, che a piccole tappe sta annunciando il suo ingresso in politica. Sino alla fine dell'anno si occuperà di Formula Uno, poi si vedrà. Per ora scalda i motori. Vorrebbe tornare in Italia e impegnarsi. Farsi un partito. È un grande amico di Alejandro Agag, che è stato segretario del Ppe ed è il genero di Jose Maria Aznar, ex premier spagnolo. Conosce bene Pier Ferdinando Casini ed è in buoni rapporti con il Cavaliere. Daniela è la sua migliore amica, si conosco dall'infanzia nelle langhe cuneesi. E Fini? Fini ignora, non la nomina, va avanti come se non esistesse. Ha sempre funzionato questa tattica e ora sta funzionando. La Santanché è nervosa, fuma nel cortile di Montecitorio, va dritto per la sua strada e sarà costretta sempre più ad alzare i toni della polemica. Prova a fare campagna acquisti. Corteggia il leghista Roberto Maroni, come ha fatto l'altra sera alla cena di An dove Fini non è andato ufficialmente perché stanco e ufficiosamente perché non voleva incontrarla. Contatta la margheritina Dorina Bianchi, molto vicina al ministro Fioroni. Ma di fatto è sola, almeno dentro An. Fini sta già cercando l'anti-Santanchè. Quando esplose il caso Mussolini, lanciò Giorgia Meloni. Non può essere tacciato di machismo, visto che An è il partito più rosa che c'è. È donna la direttrice del giornale di partito, Flavia Perina. È donna il segretario del sindacato di riferimento, l'Ugl con Renata Polverini. È donna la capogruppo al Parlamento Europeo Roberta Angelilli e donna è anche la presidente del gruppo dell'Uen, Cristiana Muscardini. Donna è anche la portavoce del capo, Rita Fantozzi. Ed è una donna che ricopre l'incarico istituzionale più importante che ha An, quello di vicepresidente della Camera (la Meloni appunto, che è pure presidente del gio