Lo strappo della Santanchè
Pa-ri op-por-tu-ni-tà. Ha capito? Io non credo che i giornali si siano mai interessati tanto a un dipartimento di un partito». È il quarto giorno di offensiva mediatica della Santanchè. E Viviana Beccalossi non ne può più. Vicepresidente della giunta regionale lombarda, Beccalossi ha una lunga esperienza militante alle spalle. E ciò nonostante la giovane età. «Sono ventuno anni che milito nella destra. So che cosa significa la vita di partito. Ci sono momenti sì, in cui si è consapevoli di essere valorizzati. Ma poi arrivano anche i momenti no, quando ci si sente come il calimero della situazione. Sono fasi. Non capisco perché Daniela abbia voluto buttare dalla finestra tutto ciò che di buono ha fatto finora». Forse perché la parte di calimero le sta stretta. «Guardi, io ho stima della Santanchè. Lo scriva sa. Daniela ha saputo conquistare la fiducia di un ambiente diffidente nei suoi confronti. È una grande lavoratrice. È entrata in politica con umiltà, con tanta voglia di imparare». Poi però è finita come è finita. E lei dell'azzeramento ne ha fatto una questione personale. «Ed è questo che mi fa più arrabbiare. Ma Fini sarà libero di decidere chi mettere e chi no a capo dei dipartimenti?» Dica lei. «Certo che è libero. Le faccio un esempio. A Brescia io ho 3200 iscritti. Se ognuno di questi si alzasse la mattina e contestasse le scelte della federazione, non finiremmo più di litigare. Quando uno sta in un partito deve seguire delle regole». Dunque Santanchè ha sbagliato a sollevare un caso politico. È così? «Ha sbagliato a personalizzare lo scontro. Ma poi per cosa? Per il dipartimento pari opportunità. Scusi se mi incazzo. Io passo la giornata ad occuparmi di ticket sanitari e Cobas del latte. Cose concrete. Ma cosa pensa se ne freghi la gente di un dipartimento di An?» La Santanchè è un personaggio al di là della carica che riveste in un partito. «Ciò non giustifica tutta questa attenzione dei media».