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Che ressa a Rai International Ora il budget rischia di saltare

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Sono questi i due comandamenti più in voga dalle parti di viale Mazzini e di Saxa Rubra. La conquista delle poltrone da consegnare ai fedelissimi di partito è lo «sport» preferito dai nuovi direttori di testata, alle prese con la lottizzazione delle redazioni. Uno «sport» che fa esaltare (o arrabbiare) tutte le segreterie dei partiti di maggioranza. Dopo Riotta, che al Tg1 ha premiato Sassoli e Giubilo, adesso tocca a Badaloni (RaiInternational) e Caprarica (Giornale Radio) rinnovare il management. Stiamo parlando - ricordiamolo bene - di tre direttori che seppure abbiano ottenuto l'incarico col governo Prodi miravano a ben altre poltrone. Che Riotta sogni il Corriere, che Badaloni e Caprarica puntano al Tg1 è ormai il segreto di Pulcinella. In attesa di sferrare l'attacco decisivo alla direzione di RaiUno (Minoli resta lo sfidante più accreditato per il campionissimo Del Noce), l'Unione continua a rinforzare lo scacchiere. Apparentemente lo fa in punta di fioretto, ma in realtà sferra colpi con la clava. Cominciamo dal Giornale radio. Carlo Albertazzi (quota ds, meglio noto come la tessera storica della sezione di Ponte Milvio) è in procinto di essere nominato capo del Politico, Roberto Pippan (Ds) sta per diventare il responsabile dell'Economico e Lella Marzoli, altra diessina, ha strappato la qualifica di vicedirettore del mattino (lavorerà accanto a De Martino, anche lui in quota centrosinistra). Badaloni ha fatto di Rai International il Prodi Channel. Il neo direttore, già governatore del Lazio, non ha badato a spese. La sua rete-testata (l'unica che vanta un unico responsabile per i programmi e il telegiornale) è diventata tra le più costose di viale Mazzini. Gli stipendi da direttore sono tre (Badaloni, la Nocelli e Ferrari), cinque quelli da vicedirettore (Porcarelli, Di Pasquale, Mezza, Bertucci e Brienza) e poi c'è quello di Meocci da «caporedattore d'oro». Niente male per un budget destinato a scendere di qualche milione d'euro. Tra l'altro anche in questo Badaloni assomiglia molto a Prodi: non solo ha aumentato i suoi «ministri» ma continua anche a rimandare di giorno in giorno l'annuncio del rinnovo della convenzione con Palazzo Chigi, scaduta a fine anno. Oltre al management (tutto di sinistra tranne Bertucci) i giornalisti vicini all'Unione hanno strappato nuove qualifiche. Singolare il caso dei tre del comitato di redazione, tutti promossi alla grande: Maria Lucente vicecaporedattore, Giovanni Gennaro e Paolo Bernardi capi servizio. Un cdr che si mise in luce nella battaglia contro l'ex direttore Magliaro. Ieri Badaloni ha illustrato alla redazione il suo piano editoriale creando non pochi malumori tra i dipendenti di Rai International. Tanto per cominciare all'assemblea (e quindi al voto) non sono stati ammessi i due terzi dei lavoratori. Vi hanno partecipato solo i giornalisti (una trentina in tutto), mentre hanno trovato la porta sbarrata gli altri. Un'anomalia vera e propria che ha creato dipendenti di serie A e dipendenti di serie B. Con tanto di benedizione del cdr in carriera e dell'Usigrai. Le preoccupazioni dei lavoratori di Rai International sono dovute anche alle notizie che circolavano da giorni e che Badaloni ha confermato nel piano editoriale. Tanto per cominciare il taglio di alcuni programmi che hanno permesso all'emittente di conquistare ascolti nel mondo, come il talk show domenicale L'Italiana, come PopItalia e Sportello Italia e come La giostra delle note, spazio musicale all'interno de La giostra del gol, la trasmissione che ha lanciato nel panorama televisivo Ilaria D'Amico. Tagli che provocheranno vertenze a raffica con penali sui contratti. Ma quello che più preoccupa è la sinergia con RaiNews 24 (la tv di Mineo, Prc) e RaiMed (la tv araba che gli israeliani vorrebbero chiudere) pronte a spartirsi la torta. Anche nei rapporti con Prc e palestinesi Badaloni assomiglia sempre più a Prodi. E pensare che Bertinotti e Marini si lamentano delle poche attenzioni e Curzi dice che la Rai da un anno e mezzo è senza governo.

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