Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di GIANNI DI CAPUA IL GOVERNO «non si oppone» all'ampliamento della base americana di Vicenza, ma sottolinea ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Con queste parole, non prive di un'importante sottolineatura, Romano Prodi ha sciolto il nodo dell'ampliamento della base militare statunitense di Vicenza, una delle tante presenti sul territorio italiano. Ma ha subito dovuto incassare il durissimo attacco di tutti i partiti della sinistra radicale che hanno già programmato manifestazioni di protesta. La sofferta decisione del governo è stata presa lunedì sera durante «una riunione di lunghissima analisi», hanno riferito fonti di Palazzo Chigi, tra lo stesso Prodi e i ministri degli Esteri Massimo D'Alema e della Difesa Arturo Parisi. Un consulto serrato che ha spinto il premier ad accelerare i tempi e a decidere per il sì nel tentativo di sbrogliare almeno uno dei nodi del rosario di divergenze italo-americane che si contano in queste settimane. Una scelta che ha poi comunicato ai segretari della maggioranza in un giro di telefonate, prima di dare l'annuncio da Bucarest. Che l'amministrazione Bush fosse indispettita dal silenzio di Roma lo dimostra non tanto la difficoltà dei diplomatici italiani nel farsi fissare una data per il primo incontro di Prodi con Bush alla Casa Bianca, quanto la rapidissima e sollevata reazione americana alle parole del premier da Bucarest: «La decisione del governo è stata molto apprezzata e benvenuta», ha fatto sapere il Dipartimento di Stato. Ma Verdi, Rifondazione e Pdci hanno reagito manifestando tutta la loro contrarietà al sì di Prodi. «Molto deluso» si è detto il leader del Pdci Oliviero Diliberto, che ha rilanciato, imitato poi da tutti gli altri esponenti della sinistra radicale, l'idea di un referendum tra le popolazioni interessate dal raddoppio della base militare. Per il segretario di Rifondazione Franco Giordano, la decisione di Prodi «non è condivisibile» e bisogna far valere le ragioni dei cittadini di Vicenza, e Paolo Cento ha promesso che sull'argomento i Verdi faranno una «battaglia nazionale». L'idea del referendum, che era stata lanciata dal segretario dei Ds Piero Fassino, ieri è diventata una sorta di parola d'ordine di tutti coloro che nell'Unione sono nettamente contrari al rafforzamento della presenza militare statunitense in Italia. Ma il deputato di Rifondazione comunista Francesco Caruso lancia la disobbedienza civile: «Non dobbiamo attendere impassibili la decisione del governo, ma rilanciare con forza la mobilitazione. Credo che sia urgente ora convocare una mobilitazione straordinaria a carattere nazionale per ribadire il no all'allargamento della base militare». Poco prima dell'annuncio di Prodi sulla vicenda era intervenuto anche Silvio Berlusconi: «Sono convinto che il primo dovere di un grande Paese come l'Italia sia quello di tener fede agli impegni internazionali assunti anche per essere credibile nei confronti dei propri alleati — ha scritto in una nota il leader di FI — Sarebbe di straordinaria gravità che il governo attuale si dimostrasse così inaffidabile nei confronti degli Stati Uniti e dell'Alleanza Atlantica da contraddire le decisioni sull'ampliamento della base di Vicenza assunte nella scorsa legislatura dal governo italiano da noi guidato».

Dai blog