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Prodi e Barroso «No alla pena di morte» Anche Londra si associa

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Prima uno scarno comunicato del governo iracheno poi il racconto con dettagli macabri dell'esecuzione di Barzan al-Tikriti e di Awad al-Bandar, fratellastro di saddam il primo, giudice del tribunale rivoluzionario il secondo. Messo sulla difensiva dalle proteste della comunità internazionale e dagli scontri confessionali scoppiati dopo diffusione di un video illecito sull'impiccagione dell'ex rais due settimane fa, il portavoce dell'esecutivo Ali al-Dabbagh ha sottolineato che non si è verificata alcuna «violazione della procedura» durante le esecuzioni di Barzan e dell'ex giudice Awad Hamed al-Bander. Le autorità irachene hanno però spiegato che per uno di essi, forse a causa dell'inesperienza del boia, l'impiccagione si è accidentalmente tramutata in decapitazione. La testa di Barzan Ibrahim al-Tikriti, si sarebbe staccata dal suo corpo dopo l'esecuzione. Tutti e due indossavano la tuta arancione dei condannati e, come l'ex dittatore, hanno rifiutato il cappuccio nero sulla testa, che poi hanno però dovuto accettare perchè imposto loro dal boia. «Sono innocente», ha urlato Barzan salendo al patibolo. Awad al Bander, negli ultimi attimi della sua vita, ha invece scandito «Allah Akbar». Anche durante questa esecuzione è stato girato un video che è stato mostrato ad alcuni giornalisti. La notizia dell'esecuzione delle due impicazioni ha riacceso le polemiche. Nuovo, deciso «no» dell'Italia e dell'Unione Europea alla pena di morte. Nel giorno dell'esecuzione di Barzan al-Tikriti e di Awad al-Bandar, il presidente del Consiglio, Romano Prodi e il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ribadiscono la contrarietà del nostro paese e dell'Europa alle esecuzioni capitali. «Manteniamo la stessa posizione tenuta per Saddam Hussein - ha detto Prodi al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con Barroso - l'Italia è contro la pena di morte. Non spendiamo alcuna altra parola». «Apprezziamo le iniziative italiane all'Onu - ha sottolineato Barroso - e lavoriamo insieme per mettere fine alla pena di morte. Bisogna convincere quei Paesi dove ancora c'è la pena di morte ad accettare una moratoria». Anche il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema è tornato a condannare l'esecuzione dei coimputati nel processo a Saddam Hussein. La morte di al-Bandar e di al-Tikriti, ha detto ad Abu Dhabi il capo della Farnesina, «suscita la stessa reazione causata dall'esecuzione di Saddam Hussein. Noi siamo contrari in linea di principio alla pena di morte e ribadiamo questa posizione - ha aggiunto - siamo dispiaciuti per il fatto che gli appelli venuti da più parti non siano stati accolti e riteniamo che le esecuzioni non aiutino la pacificazione dell'Iraq». È «un esito che ci lascia drammaticamente sconcertati», ha commentato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Il Guardasigilli ha spiegato che nel vertice dei ministri della Giustizia che si svolgerà oggi a Dresda «ho fatto mettere all'ordine di giorno una linea comune in sede Onu nell'ambito dei Paesi europei in ordine alla moratoria sulla pena di morte». Le reazioni del mondo politico alla sentenza eseguita all'alba in Iraq sono unanimemente negative: secondo il capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli, «non si costruisce una democrazia o uno Stato di diritto con le impiccagioni». Mentre per Sergio D'Elia, segretario di «Nessuno tocchi Caino» e deputato della Rosa nel Pugno la moratoria Onu «è sempre più urgente per evitare che tutto precipiti, in Iraq e non solo, in altro sangue, ulteriore morte e pene di morte, in una spirale di violenza e di guerra che può trasformarsi in un conflitto generalizzato dalle conseguenze incalcolabili». Per Amnesty international quella di ieri è stat «Una brutale violazione del diritto alla vita e un'ulteriore opportunità persa per gli iracheni di veder rispondere del proprio operato i responsabili dei crimini commessi sotto il regime di Saddam Hussein». Anche da Londra parole di condanna . «Siamo contrari alla pena di morte,

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