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Base Usa a Vicenza, Amato sbotta

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Ieri è stata una giornata di passione per il centrosinistra che trova sulla politica estera un nuovo motivo di scontro. La sinistra estrema ha ribadito un secco no alla base Usa mentre Palazzo Chigi sta cercando di prendere tempo. Ma in serata si è alzata la voce del ministro dell'Interno Giuliano Amato che ha detto chiaro e tondo: «L'Italia farebbe bene a dire di sì ad un ampliamento della base Usa a Vicenza perché c'è stato un orientamento già espresso dal precedente governo in tal senso». Uno strappo forte e imprevisto che viene da un ministro che è sempre stato amico degli americani. Una presa diposizione che ora mette in imbarazzo Prodi, ripiegato su posizioni attendiste. Ma vediamo la cronaca della giornata. La sinistra estrema ha alzato i toni della polemica sin dall'inizio della giornata. I Verdi puntano il dito sull'impatto ambientale «negativo che avrebbe la base per la città e per tutta l'area» e il Pdci invita il governo a «dimostrare la sua autonomia partendo proprio dal rifiuto della base». Rifondazione parla di «grave errore sotto tutti i punti di vista». Per il capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena sarebbe «un incomprensibile appoggio non agli Usa ma alla fallimentare e disastrosa politica dell'amministrazione Bush, giustamente criticata dal governo». «L'ampliamento - prosegue Russo Spena - sarebbe inoltre uno schiaffo per le popolazioni dell'area che hanno già manifestato il loro fermo dissenso». Intanto la Cgil di Vicenza annuncia che aderirà alla fiaccolata di stasera dei comitati cittadini contro il raddoppio della base Usa. Contro queste posizioni il Guardasigilli Clemente Mastella, leader dell'Udeur, che avverte: «I patti internazionali, quando si fanno, devono essere rispettati». Un eventuale no italiano, infatti, gli americani «lo prenderebbero come uno schiaffo in faccia, non rispetto a Bush ma al paese Stati Uniti», perché un diniego toccherebbe «il rapporto con gli Usa nel suo complesso e non solo con un'amministrazione o un governo». Anche per Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa del Senato e leader nazionale del movimento politico «Italiani nel mondo» «il Governo italiano non può tornare indietro. Cosa diciamo all'amministrazione americana, dopo che abbiamo dato l'autorizzazione per la costruzione della base?» Nel mezzo di questa bufera Prodi ha cercato di prender tempo. «Daremo la risposta a tempo dovuto, non servono polemiche» ha detto il presidente del Consiglio in visita a Lubiana. Una frase elusiva che lascia intendere che nemmeno venerdì prossimo in Consiglio dei ministri si potrebbe decidere sull'ampliamento della base. Ma in serata è arrivato lo strappo di Amato. Sulla base dei precedenti accordi presi dal governo Berlusconi, secondo il ministro dell'Interno «diventa particolarmente delicato assumere una posizione diversa». E ancora: «Una decisione per il sì o per il no credo che sia influente sui rapporti Italia-Usa». In ogni caso, secondo il responsabile del Viminale, un eventuale ampliamento della base Usa a Vicenza significherà dover gestire l'affollamento dell'area, la logistica, le strade e altri problemi da affrontare.

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