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È ancora scontro sulle pensioni Fassino: «Non vogliamo fare tagli»

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Per Rutelli, c'è una intesa con i sindacati per siglare la riforma entro marzo, una «opportunità troppo preziosa per farla cadere». Per assicurare pensioni ai giovani, dice il leader Dl, occorre andare «gradualmente e su base volontaria a un adeguamento dell'età lavorativa». Ma si deve anche, senza far salire il costo della previdenza, difendere il «potere d'acquisto di tutte le pensioni», non solo di quelle minime. Ma il leader dei Ds non vuole che le pensioni diventino un'arma nelle mani dell'opposizione o della sinistra radicale: non vogliamo, sottolinea in un messaggio, «tagliare o ridurre le pensioni di oggi o di domani; al contrario, vogliamo rimettere ordine proprio per garantire che tutti abbiano una pensione civile e dignitosa». Parole che non bloccano affatto il fuoco di sbarramento della sinistra radicale e le perplessità all'interno della stessa compagine di governo. È Prodi il «garante» dell'agenda di Governo, dice il Verde Paolo Cento, sottosegretario all'Economia, basta con le «forzature». La revisione dei coefficienti delle pensioni previsto dalla legge Dini, afferma, senza riforma degli ammortizzatori sociali, diventerebbe una mannaia sulle pensioni minime. Della stessa opinione i ministri Alessandro Bianchi e Paolo Ferrero («Obbligatorio - dice citando il programma dell'Unione - è abolire lo «scalone»).

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