Il leader del centrodestra francese candidato ufficiale alla presidenziali. Sfiderà la Royal
Certo, non è una novità. La notizia sta nel fatto che da ieri il ministro dell'Interno francese e leader dell'Ump è ufficialmente candidato alle presidenziali del 22 aprile prossimo. Gli ex gollisti dell'Ump, l'Unione per un Movimento Popolare fondata dal capo dello Stato uscente, Jacques Chirac, lo ha scelto come suo uomo per la scalata alla successione proprio di Chirac. «In tutta la mia vita ho sognato di essere utile alla Francia, al mio Paese, alla mia nazione», ha detto il neocandidato che ha ottenuto il 98% dei voti espressi dai 338mila iscritti all'Ump. E ha aggiunto: «Oggi mi avete permesso di realizzare la prima fase di quel sogno». Il portabandiera del centrodestra francese se la dovrà vedere con l'avvenente candidata socialista, la 53enne Segolene Royal e sarà una sfida davvero di fuoco visto che i sondaggi li danno praticamente alla pari. Sarkozy, figlio di immigrati ungheresi, di religione ebraica per parte di madre, ha la fama di duro fautore della «tolleranza zero» nei confronti del crimine ma potrebbe essere spiazzato dall'attuale inquilino dell'Eliseo. Chirac non ama Sarkozy, sperava nella candidatura del suo pupillo, il premier de Villepin. E ora potrebbe decidere di correre per il terzo mandato: non ha sciolto al riserva. Tra Chirac e Sarkozy i rapporti sono stati sempre aspri a livello personale. Ma anche sul piano politico sono profondamente tesi e l'eventuale avvicendamento avrebbe riflessi di primo piano anche in Italia. Chirac è il capofila dell'asse Parigi-Madrid a cui si è aggiunta anche Roma. Tanto che Prodi, un mese dopo la nascita del suo governo, andò a trovare il presidente francese e affermò: «L'Italia si propone con una politica europea nuova, senza dubbio più europeista». Aggiunse poi: «Come è stato detto da Chirac, l'Italia si ripresenta all'Europa dopo un lungo periodo di assenza». E che cosa vuole questo asse? Boicotta in sostanza qualunque scelta americana e in particolare tutto ciò che proviene da Bush. Ha ritirato le truppe dall'Iraq (prima Zapatero, poi Prodi), vuole il dialogo con i Paesi arabi senza distinzione (sull'Iran il presidente francese ha detto l'anno scorso: «La mano resta sempre tesa»), quando può bacchetta Israele (Il 14 luglio scorso Chirac chiese: «Si vuole distruggere il Libano?»). E l'asse ha lavorato anche per un impegno Onu nel conflitto tra Israele ed Hezbollah. L'arrivo di Sarkozy all'Eliseo (da dove si guida la politica estera, visto che in Francia il relativo ministro è solo il capo della diplomazia) significherebbe la fine di questa linea, lo spostamento della Francia su un asse più filo Usa e il conseguente isolamento di Prodi. Per cominciare ieri ha dichiarato: «No alla Turchia nella Ue». Il candidato del centrodestra in passato ha detto chiaramente che «non si possono mettere sullo stesso piano Israele ed Hezbollah» (18 luglio scorso), e ha respinto «l'idea che bisogna essere antiamericani per sedurre i francesi» (9 settembre). E pochi giorni dopo, il 12, è andato vicino alla rottura di uno dei capisaldi della diplomazia francese, che si manifestò nel '66 con il ritiro della Francia nella struttura militare integrata dalla Nato e nel critiche nel 2003 alla guerra in Iraq per la quale Chirac minacciò l'uso del diritto di veto all'Onu. Parole che hanno fatto infuriare lo stesso Chirac («Irresponsabile»), ma Nicolas va avanti: «Vengo criticato talvolta ma io non sono un vigliacco: rivendico e sono orgoglioso di questa amicizia».