Berlusconi attacca l'«antiamericanismo» di D'Alema. Il ministro degli Esteri: «Non è vero»

Anzi, è già un ricordo, seppellito da un botta e risposta a distanza. Attacca Silvio Berlusconi, che interviene telefonicamente a Roccaraso in conclusione di Neveazzurra, il meeting di Forza Italia. Replica Massimo D'Alema che si trova in vista a Doha, in Qatar. Gli arriva in soccorso Romano Prodi da Bologna. Berlusconi parte a gamba tesa accusando il titolare della Farnesina di adottare una politica antiamericana al punto che Bush avrebbe inserito l'Italia tra i Paesi non affidabili. «Tutto falso» replica D'Alema e Prodi rincara: «Siamo alle solite invenzioni di Berlusconi». Il Cavaliere insiste e parla di un governo che «strizza l'occhio a Hezbollah». Ricorda che il suo governo aveva aveva «una politica estera chiara e filo-occidentale» e ha ottenuto «un grande prestigio e una grande credibilità». Adesso invece «l'Italia è in asse con Parigi e Madrid», è «serva dell'ambizione francese di diventare un pilastro nell'equilibrio euro-arabico», il cui obiettivo è «l'esclusione degli Usa dall'influenza nel Mediterraneo». Quindi, la conclusione: «L'America ci ha messo da tempo nella lista dei Paesi su cui non può contare. Questo governo - continua Berlusconi - critica continuamente Israele che è l'unico avamposto di democrazia nel Medio Oriente». Si tratta - osserva ancora l'ex premier - di «una logica irresponsabile», c'è al governo «una sinistra antiamericana e antioccidentale. Questo ci fa molto male e farà molto male alle nostre imprese e alle commesse che cercano nehgli Usa», conclude Berlusconi in un crescendo che era iniziato il giorno prima con il duro affondo, proprio a Roccaraso, del vicepresidente della commissione Ue Franco Frattini e dell'ex minitro Tremonti. È lontanata l'era in cui Berlusconi chiamava gli amici americani e li rassicurava quanto meno sulla lealtà di D'Alema. E lontane sono anche le parole di Valentini, la sua ombra e congiliere sulla politica estera che il 18 ottobre scorso dichiava al Tempo: «D'Alema? Una ersona capace, lavora bene». Tutto passato, l'apertura di credito si è già esaurita. Il ministro degli Esteri non ci sta: «Non siamo antiamericani, non c'è nessun fatto che testimoni che lo siamo». Poi puntando l'indice contro Berlusconi, sbotta: «Questa è una campagna ideologica che tende a dividire il Paese. E oltre tutto viene fatta da una opposizione che ha votato a favore di tutti gli atti di politica estera compiuti dal governo». Stando così le cose, è il ragionamento di D'Alema, «l'opposizione dovrebbe considerare se stessa antiamericana». Lontana dunque l'epoca, appena il 12 settembre scorso, in cui D'alema riconosceva che le missioni militari decise dal governo Berlusconi (tutte, dunque anche quella in Iraq) erano «azioni di pace». Stavolta il titolare della Farnesina chiarisce la sua posizione sull'operazione militare americana in Somalia sottolineando di ritenere che gli strike americani non sono «l'inizio di un intervento Usa» del paese nel Corno d'Africa. D'Alema spiega anche di ritenere che la decisione del presidente Usa George Bush di aumentare il numero di militari in Iraq non sia la strada giusta da seguire per una soluzione vera del nodo iracheno. Quanto al rapporto con il mondo arabo, il capo delle feluche, in risposta a Berlusconi, sottolinea che il governo «è amico dei Paesi arabi come sempre. L'Italia è stata amica dei Paesi arabi e amica di Israele e collabora con i grandi Paesi europei come la Francia e la Spagna». «Credo che anche Berlusconi lo facesse o avrebbe dovuto farlo...» aggiunge con una punta di veleno. Al leader Ds non è andata giù nemmeno l'accusa di aver stabilito una sorta di asse sulla politica estera con Francia e Spagna: «Fa parte e deve far parte della politica italiana la collaborazione con i grandi Paesi europei per arrivare a sviluppare una iniziativa di pace nella regione mediorentale che non è contro gli Usa ma tende anzi a assolvre una responsabilità che è nostra e che non possiamo delegare a nesuno. Così come abbiamo