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dall'inviato FABRIZIO DELL'OREFICE ROCCARASO — «Ragazzi, adesso tocca a voi.

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Non era il semplice invito. Era qualcosa di più. Qualcosa che il Cavaliere ha cominciato a esternare quest'estate in Sardegna. E poi ha iniziato a dire più spesso, sempre più spesso dopo l'incidente di Montecatini e la successiva operazione al cuore negli States. E ha ripetuto ai suoi più vicini collaboratori: «Non posso continuare a fare tutto da solo, dovete farvi avanti». Per accelerare il processo Berlusconi ha avviato anche la ristrutturazione di Forza Italia, la sua trasformazione in un partito pesante, organizzato sul territorio: ha già annunciato la prossima celebrazione del congresso nazionale che fisserà i nuovi di rapporti di forza interni. Non sono ancora prove di successione, ma il primo assaggio s'è visto ieri a Roccaraso, a «Neve Azzurra», l'appuntamento annuale di Forza Italia che apre l'anno politico. E sul palco si sono avvicendati due big azzurri: Franco Frattini prima e Giulio Tremonti dopo. In versione inconsueta. Uno s'è spogliato della sua veste di vicepresidente della commissione europea e l'altro di quella di ex ministro dell'Economia. Per spaziare entrambi da veri leader a tutto campo, parlando di politica pura, sui contenuti veri, esponendo i loro programmi politici. Attacca Frattini: «Non capiti più che si parli di Forza Italia come di un partito senza valori o senza contenuti. Al contrario, siamo pronti a confrontarci tenendo ben chiara qual è la nostra identità. Non dimentichiamo che Berlusconi una volta disse "l'Italia agli italiani"». Fissa i quattro capisaldi: libertà religiosa, di espressione, dalla paura e dal bisogno. Ricorda i segni distintivi dei governi di centrodestra che hanno caratterizzato l'Europa e la stanno caratterizzando (Aznar, quello francese a guida Sarkozy e Villepin, Berlusconi e la Merkel nonostante la grosse koalition). Se la prende con la sinistra: «Non possiamo pensare di rimanere bloccati da coloro che sono già protetti o da coloro che vorrebbero altri privilegi». Si ricorda di essere stato anche ministro della Funzione pubblica: «Dobbiamo recuperare il principio del merito: chi è in un'istituzione pubblica e non lavora, ruba lo stipendio. Dobbiamo avere il coraggio di dirlo in maniera chiara». Attacca l'antiamericanismo del governo e fa arrabbiare D'Alema che gli replica: «Siamo più filo Usa di Sauditi e Cnn». Infine, l'invito a costituire «una grande scuola di formazione dei quadri, come la ebbero Dc e Pci». Tremonti prende invece un'altra piega. Spiega che visto che Veltroni ha deciso di fare una sua personale lezione di politica, lo seguirà sulla stessa strada. E dal palco illustra i suoi pensieri: «Se il mondo cambia la politica non può restare uguale a prima». Non è più quel Giulio che spara battute e battutine su Prodi & C. (tranne qualche eccezione), ma anzi si sofferma sui grandi cambiamenti. Del clima, dell'ambiente. Sussurra: «La globalizzazione cancella la politica estera, ora è tutto ciò che è estero è interno e tutto ciò che interno è estero. Non dobbiamo avere però paura della globalizzazione anche se c'è chi sfrutta la paura. Prodi e i suoi preferiscono difendere il posto fisso in Cina che i disoccupati in Italia». Quindi sottolinea come stiamo assistendo a una accelerazione dovuta al «fallimento della sinistra governista»: «Hanno inventato un sistema mostruoso che pensa di creare spesa pubblica finanziandola con le tasse, il risultato è che gli italiani hanno detto no». Attacca «le brioche della Melandri»: «Come i Savoia giravano le valli lanciando monete d'oro come sussidio, oggi siamo arrivati alla ministra che ti dice: "Sono grassi? E allora, che deducano le palestre". È un modo assurdo di ragionare, così si vuole unire l'etica all'estetica, lo Stato ti ordina come devi essere, creando anche delle differenze visto che solo i ricchi possono davvero dedurre le spese». Sottolinea l'ex ministro dell'Economia come da Caserta emerga come Rifondazione

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