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Perini del direttivo di Confindustria

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«Il vertice è stato un fallimento per il Paese»

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Invece il vertice di Caserta ha dimostrato lo scarso coraggio del governo in balia della sinistra conservatrice e massimalista». Michele Perini, membro del direttivo della Confindustria e presidente della Fiera di Milano si dice molto deluso dalla due-giorni casertana e afferma che questo sentimento è largamente diffuso in Confindustria. Di sicuro se ne parlerà nel direttivo a viale dell'Astronomia fissato per la prossima settimana. Forse c'è stata una eccessiva fiducia verso la capacità riformatrice del centrosinistra, sostiene l'imprenditore milanese, «e non ci si aspettava che alfine sarebbe prevalso lo spirito conservativo dell'ala estrema della coalizione». Vuol dire che il vertice di Caserta è stato deludente per il mondo industriale? «Il vertice di Caserta avrebbe dovuto dare un segnale della volontà di portare avanti un progetto importante per il Paese. Così sembra non essere. Sulle pensioni c'è stata una battuta d'arresto e per le liberalizzazioni, al di là delle dichiarazioni di buona volontà, non ci sono passi in avanti. Quanto alle infrastrutture, a partire dalla Tav, sembra che il problema non sia stato percepito da chi ha responsabilità di governo. Forse chi dovrebbe decidere non ha mai preso un camion, un treno, una nave, un'auto, ma vola su aerei di Stato. Basta quindi pensare alle promesse fatte durante la campagna elettorale sulle pensioni, le grandi opere e le liberalizzazioni per rendersi conto che la fiducia in chi ha votato Prodi è stata tradita. Il governo è diviso tra chi ha le migliori intenzioni di portare avanti le promesse elettorali e chi mostra di essere un conservatore». Vuol dire che ha prevalso il conservatorismo? «Il governo è messo sotto scacco da ideologie massimaliste, populiste e da chi non ritiene che il Paese abbia bisogno veramente di un'inversione di rotta». Come mai Confindustria che ha spronato il governo a affrontare le riforme, ora di fronte al fallimento di Caserta, tace? «Io non posso giudicare perchè non spetta a me se Confindustria ha puntato o no su questo governo. Confindustria è uno strumento di pungolo, di denuncia, di preoccupazione a salvaguardia del sistema Paese». Ci sarà un'iniziativa forte da parte del presidente della Confindustria Montezemolo di critica per questa battuta d'arresto sulle riforme del governo? «Mi auguro che il direttivo della prossima settimana si esprima con grande preoccupazione su questo stallo che porta il Paese a essere poco attraente per gli imprenditori esteri e disincentivante per quelli italiani. Manca una politica industriale del Paese». Ma Confindustria non è stata forse troppo morbida verso le decisioni di questo governo? «Io mi auguro che in occasione del direttivo, i vertici di Confindustria sappiano commentare in modo adeguato le carenze di questa legislatura. A cominciare dalla Finanziaria. I fatti ad oggi dimostrano che i conti erano ben altri e quindi la Manovra si poteva fare con più coraggio sullo sviluppo. Mi aspettavo più slancio sul tema delle infrastrutture dal momento che ci sono più soldi a disposizione. Mentre la riforma delle pensioni richiede più tempo perchè occorre la concertazione, sulle infrastrutture si può fare prima». Quindi il suo è un giudizio negativo? «È un governo di scarso coraggio». Non sarà forse che la sua opinione è influenzata dalla nota simpatia che lei nutre per Berlusconi? «La simpatia per Berlusconi qui non c'entra. Quello che il governo ha fatto, o meglio quello che non ha fatto, è sotto gli occhi di tutti. Nella precedente legislatura sono state effettuate riforme quali quella delle pensioni, della scuola, del mercato del lavoro con la legge Biagi, del diritto fallimentare. Certo ci sono state anche cose che non condivido come gli aumenti agli statali e la mancata soluzione della crisi dell'Alitalia. Dal centrosinistra mi sarei aspettato un'azione riformatrice più profonda. Invece oltre il taglio del cuneo fiscale non si è andati lasciando al palo il rilancio degli investimenti,

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