Prodi ha cercato di evitare i curiosi tappandosi dentro la Maserati. Fischi da un gruppetto di FI
E ci sono le colf russe in libera uscita, in fin dei conti è giovedì, che vengono qui a scattare foto ai vip come se fossero rockstar. C'è un ragazzo che se la prende con la polizia, un vecchio signore con il cappello se la prende in generale «co' 'u guvern». Caserta è rimasta distratta dal conclave del centrosinistra. O meglio ancora: indifferente. La città ha seguito il suo vescovo, Nogaro (detto il rosso per le simpatie proprio a sinistra) che aveva parlato di «inutile passerella». In pochi ad accogliere i ministri che arrivavano alla spicciolata. Poche transenne, una ventina di attivisti di Legambiente a ricordare che la priorità è l'energia pulita. Venti attivisti e trenta matti. Sì, matti. Perché Prodi & C. sono riusciti ad eccitare gli animi soprattutto a tipi eccentrici, eclettici. Ad attendere il Prof, che sta percorrendo due passi a piedi per andare a visitare la Reggia, per esempio c'è Luigi Iovino, un imprenditore che non ha avuto fortuna. Chiama il premier. Cerca la sua attenzione ma sembra una contestazione. Grida: «Signor Prodi, vieni qua, vieni qua». Il Prof vuole avvicinarsi poi gli sembra più che una richiesta una protesta, e fa un gesto eloquente con il braccio destro da destra a sinistra, dal basso verso l'alto. Insomma, un bel «vaffa» accompagnato da annesso movimento labiale. Questa delle contestazioni sta diventando un'ossessione tanto che il presidente del Consiglio dopo salirà in macchina e non si farà vedere più in pubblico, driblando la folla nascosto dietro i finestrini scuri della Maserati della Presidenza. Sbaglia perché ad attenderli fuori la Reggia di Caserta non ci sono solo contestatori, ci sono soprattutto personaggi ameni in cerca di pubblicità. C'è per esempio il dottor Cirillo, il cui desiderio è consegnare a Rosi Bindi e Luxuria il calendario sessuologico. S'aggira tra fotografi e giornalisti a caccia di qualche obiettivo che possa inquadrare la sua maglietta, il suo volto, i suoi capelli bianchi raccolti con il codino. Il primo grido arriva alla prima autoblù che è una Audi: «Vergogna, dovete andare in giro con auto italiane», strilla un distinto signore in giacca. Che viene allontanato dalla polizia. Prima però riesce a ululare un altro paio di volte il suo concetto e inveisce contro gli agenti: «Non potete allontanarmi, perché sapete che ho ragione». Iniziano ad arrivare i ministri. Mussi è il primo che si dirige verso le transenne, verso il popolo. Almeno quello degli ambientalisti. Damiano fa ciao ciao con la mano e va via. Anche la Bonino si limita a un salutino. Fassino a un cenno con la mano. Rutelli si lancia tra di loro, per Pecoraro (ovviamente) è un'ovazione. Cielo plumbeo, fa freddino. Arrivano quelli di Forza Italia, un piccolo drappello a scaldare gli animi. Fischia i ministri. Soprattutto gli capita a tiro Di Pietro. Poi litiga con i sostenitori del centrosinistra e scatta la rissa (solo verbale) tra astanti: «Venduti», «State zitti, non avete vinto le elezioni perché avete imbrogliato», «Per venire qui vi ha pagato Silvio?», «Comunisti». E di nuovo alla polizia tocca dividerli. E meno male che il conclave deve ancora iniziare.