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All'Unione le pensioni non interessano più

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Il premier rinvia il problema a data da destinarsi: «Ne abbiamo parlato, ma non ci saranno interventi immediati»

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Invocata, chiamata in causa, discussa finanche nel nome, il secondo tempo del governo Prodi è già in archivio. Quella che doveva essere l'era delle riforme infatti non ha ancora visto la luce. Né la vedrà a breve. Anzitutto la riforma delle riforme non c'è più. Cancellata a colpi di soffi. Uno oggi, uno domani e la riforma delle pensioni è stata prima derubricata a semplice manutenzione del sistema, poi depennata. E con altre parole lievi Prodi arriva a un passo dal cancellare quello che per il governo era un problema viste le divisioni che stava creando, «Abbiamo parlato di previdenza ma non in vista di un intervento immediato», dice il premier. Non immediato, si farà, forse, più in là, si vedrà. Gongola Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista: l'asse con Prodi tiene davvero bene. E anche Fassino, che appena tre giorni fa aveva solennemente annunciato «o riforme o morte» (inserendo anche quella previdenziale), nel suo intervento durante il seminario del centrosinistra è apparso molto più morbido. «Bisogna coniugare stato sociale e innovazione», ha detto, almeno stando a quanto è stato riferito. Un modo per annunciare che anche i Ds s'infilano in coda alla lista dei riformisti sconfitti, dove già si trova Rutelli che ha scelto sul tema una linea soft: ha lanciato le liberalizzazioni tre mesi fa e non ne ha fatto una crociata. Forse porterà a casa qualcosa Già, le liberalizzazioni. Altro capitolo spinoso. Bersani le sta annunciando a puntate. Prima quella sui cellulari, via la tariffa sulla ricarica. Poi quella sulla benzina, più pompe di carburante per tutti. Il risultato è che, stando anche agli ambienti vicini allo stesso ministro, oggi non verrà approvato alcun disegno di legge sul tema. Niente. Se ne riparlerà. È tutto pronto, un testo c'è, ma non sarà ancora varato. Restano i pacs. La ministra per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, è tornata a chiedere un intervento «presto, secondo il programma e secondo la Costituzione». Insomma, spinge la ministra diessina. Spinge sull'acceleratore. E dalla sua si trova anche Pannella, che interviene a suo sostegno. Sì anche da Boselli, da Pecoraro e, naturalmente, dal suo partito. Rimane il fronte cattolico, guidato dalla pasionaria Rosi Bindi, dal tosto Clemente Mastella e dalla Margherita rutelliana, sempre meno convinta nello scontro con i laici della coalizione. A dar manforte sono arrivate ieri le parole del Papa, che a Caserta non hanno lasciato tutti indifferenti. Ma il testo, comunque, potrebbe vedere la luce entro la fine di gennaio, come è stato annunciato. Poi in Parlamento si vedrà. E saranno dolori perché il fronte a sostegno delle coppie di fatto potrebbe indebolirsi. Ma anche se i Pacs passeranno, come consuntivo della fase due del governo sarà davvero poca roba. E dire che era chiesta dai due principali partiti della coalizione. F.D.O.

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